Quando facciamo acquisti, il rischio di essere “fregati” è sempre dietro l’angolo. Questa formula è molto subdola.
Shopping, che passione! Ma bisogna fare molta attenzione, perché, come in ogni ambito della vita, si può rimanere fregati. In particolare, c’è una formula molto comune che leggiamo sui capi che desideriamo, ma che cela un grande inganno. Ecco quale. E, soprattutto, ecco come “salvarsi”.
Lo shopping è amato quasi da tutti. C’è anche chi ce l’ha compulsivo. Occhio! In generale, fare acquisti è qualcosa che ci diverte. Soprattutto al cambio di stagione, non vediamo l’ora di rimpolpare il nostro guardaroba. Solitamente ci rechiamo in negozio, guardiamo l’oggetto o il capo che ci incuriosisce. Se si tratta di un indumento lo proviamo e ci guardiamo e riguardiamo allo specchio.
C’è da dire, però, che la pandemia da Covid-19 ha dato una grande accelerazione anche allo sviluppo dello shopping online. Per molti non è la stessa cosa. Non è la stessa cosa perché non si può tenere tra le mani l’oggetto. Non si può capirne le dimensioni o la consistenza. E, qualora si tratti di un indumento, non lo si può provare.
Shopping: la formula che inganna
Ma, a prescindere da dove e come fate il vostro shopping, fate attenzione, perché c’è una formula molto comune, che può trarvi e trarci in inganno. Per questo bisogna essere accorti e non creduloni. Del resto, è gioco delle parti. Come i prezzi che terminano con i 99 centesimi, che ci fanno credere di essere nella decina precedente, quando, invece, così non è.
Ma un’altra dicitura riguarda uno dei materiali più pregiati e ricercati, soprattutto nella stagione invernale. Il cashmere. Si tratta di una fibra tessile molto pregiata, tratta dalla lana di una capra che pascola solo in India, Pakistan e Cina. Solo per dare un’idea del valore, possiamo dirvi che il filato di cashmere costa oltre 150 euro al kg (senza mano d’opera).
Per questo è molto ricercato. Ma fate attenzione quando, sulla vetrina di un negozio o su qualche cartello pubblicitario leggiamo “misto cashmere”. Tutto ciò, altrettanto spesso, fa salire i costi del capo d’abbigliamento. A un’attenta osservazione o semplicemente chiedendo ai commessi (come provano alcuni video che si trovano facilmente sui social) capiamo l’inganno. Il cashmere c’è, ma è solo in una minima parte. Talvolta, addirittura, solo al 5%. Il resto è, assai spesso, lana normale o, addirittura, viscosa. Ma che razza di misto è? Fate, quindi, sempre attenzione, prima di procedere a un acquisto.