Tutto per aver giocato a nascondino, un ragazzino si è ritrovato a migliaia di chilometri dopo un interminabile viaggio di sei giorni, completamente in trappola. Ecco cosa gli è successo
È una storia talmente incredibile che in breve tempo ha varcato i confini nazionali facendo il giro del mondo. Del resto riguarda proprio un viaggio di ben sei giorni, compiuto da un ragazzino di 15 anni a causa di un gioco con gli amici finito male. La vicenda arriva dal Bangladesh ed ha avuto inizio nel porto della città di Chittagong, luogo scelto dal giovanissimo insieme agli amici per sfidarsi al gioco del nascondino.
Un posto per loro adatto ma potenzialmente molto pericoloso, data la massiccia presenza di centinaia di container che, quotidianamente, vengono imbarcati sulle navi in partenza o scaricate da quelle in arrivo nella località portuale.
E, il bambino, ha scelto proprio uno dei container per nascondercisi dentro immaginando che così gli amici non lo avrebbero trovato. Ma senza fare i conti con il fatto che si trattava di uno di quelli ‘in partenza’ e, così facendo, si è ritrovato in una sorta di enorme trappola di metallo, impossibilitato ad uscirne fino all’arrivo a destinazione. Un viaggio interminabile, durato ben sei giorni dato che la nave sulla quale il container è stato posizionato era diretto in Malesia: quasi 3000 chilometri che Fahim, questo il nome della sfortunata vittima, ha percorso ritrovandosi tutto solo in un paese straniero.
Stando alla ricostruzione delle autorità locali l’incidente si è verificato perché Fahim si sarebbe addormentato nel container scelto come nascondiglio ed in questo modo non ha potuto rendersi conto del fatto che lo stavano spedendo all’estero. Quando si è svegliato era ormai troppo tardi: terrorizzato e senza acqua né cibo, ha iniziato a colpire le pareti e ad urlare a squarciagola fino a quando, a viaggio concluso, i membri del personale di bordo hanno aperto il portellone del container facendo l’incredibile scoperta.
La storia è di ormai qualche mese fa, ma vale la pena essere raccontata. L’incredibile viaggio di Fahim è iniziato l’11 gennaio ed è giunto a destinazione a Port Klang il 17 dello stesso mese. Del resto la nave non avrebbe potuto fare marcia indietro e ha proseguito il viaggio fino alla sua conclusione, facendo sbarcare il piccolo. Le autorità hanno inizialmente temuto che il bambino, che non capiva la loro lingua e non conosceva nessuno né a bordo né nel Paese, fosse vittima di una tratta di esseri umani. Sul caso è intervenuto addirittura il ministro dell’interno Datuk Seri Saifuddin Nasution Ismail rilasciando ai media locali la seguente dichiarazione: “Quando la nave è arrivata a Port Klang, il container è stato scaricato e si è scoperto che all’interno c’era un bambino”.
I medici si sono presi cura del piccolo, portato in ospedale per sottoporlo ad una serie di esami ed accertamenti e curarlo per la disidratazione e la febbre. Una volta ristabilitosi è stato organizzato il viaggio per riportarlo a casa, dove la famiglia sconvolta lo ha atteso a braccia aperte. Il ministro ha confermato che “il processo per il suo rimpatrio è stato fatto secondo i canali legali”, ha aggiunto il ministro.
Articolo di Daniele Orlandi
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