Una morte inaspettata sconvolge il Vaticano. Monsignor Michele Basso non c’è più: se ne vanno con lui tutti i segreti
Periodo decisamente irrequieto per il Vaticano. Pochi giorni fa, infatti, il Papa emerito Benedetto XVI se n’è andato, suscitando grande commozione nel mondo cattolico e non. I suoi funerali sono stati celebrati da un visibilmente toccato Papa Francesco che, in sedia a rotelle, ha voluto rendere omaggio al collega e amico.
Nel giorno dell’epifania, poi, si è spento anche Monsignor Michele Basso, un anziano canonico in servizio al Vaticano che custodiva i misteri legati a 30 casse piene di opere d’arte, sigillate sotto la cupola di San Pietro.
Con lui, trovato privo di vita sul suo letto, se ne vanno quindi tutti i segreti di cui si parla ormai da anni: ecco cosa si sa delle opere d’arte conservate nel Cupolone.
Grande appassionato di storia dell’arte, Michele Basso aveva scritto pagine e pagine sulle Grotte Vaticane e sulla Basilica di San Pietro. Nella sua vita aveva inoltre raccolto tantissime opere d’arte, oggi conservate in 30 casse ignifughe che si trovano in un locale sotto al Cupolone. Trovato morto il giorno dell’Epifania nel suo letto, dove ha perso la vita a causa di un malore probabilmente, si porta con sé tutti i misteri legati alla straordinaria collezione.
Come aveva rivelato anni fa al Messaggero, Michele Basso aveva messo insieme quel tesoretto in questo modo: “È come ritrovarsi con tante scarpe nell’armadio. Alcune sono state comprate, altre regalate“. Secondo quanto emerge dal quell’intervista ci sono una settantina di pezzi tra materiale archeologico, statue in legno e marmo, dipinti su tela, tavole incise su rame e schizzi di carta. Gli artisti che han prodotto quel tesoretto sembrano essere Mattia Preti, Pietro da Cortona e il Guercino per le tavole lignee.
Con i veri, però, sembrano esserci conservati anche diversi falsi, prodotti nel periodo dei Gran Tour quando Roma era meta obbligatoria per gli appassionati d’arte di tutto il mondo. Nel tesoretto, per esempio, sembrano esserci anche diverse copie di vasi etruschi e romani, tanto ben fatti da sembrare autentici. Ad essere avvolto nel mistero, infatti, è proprio uno di questi vasi, il Cratere di Eufronio: è una copia molto fedele del grande vaso etrusco risalente a 600 anni prima di Cristo.
Se l’originale è nel Museo di Villa Giulia, restituito a Roma nel 2006 direttamente dal Metropolitan di New York, la copia posseduta dal Monsignor Basso sarebbe stata realizzata nei primi del Novecento. Il ritrovamento è da datare nel 1971, presso le necropoli di Cerveteri. A quel punto, però, ci si chiede: come si poteva ritrovare una copia di un oggetto, a quel tempo, ancora non ritrovato? Ad indagare sulla questione fu anche la Procura di Roma, che poi abbandonò il caso; il Monsignor Basso, per evitare polemiche personali, regalò tutto al Vaticano e la questione si chiuse. Oggi, però, la verità se n’è andata definitivamente con lui.
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