Un celebre videogioco della Epic Games finisce nella bufera: una class action di genitori denuncia seri problemi di salute nei figli.
Come ben sappiamo, sin dall’avvento dei primi, rudimentali, videogiochi l’attenzione dei più piccoli è stata catalizzata da schermi luminosi e pulsanti ergonomici.
Negli ultimi giorni, una class action composta da 3 coppie di genitori ha denunciato lo sviluppatore di “Fortnite“, noto gioco d’azione prodotto da Epic Games.
Teatro dello scontro, il civilissimo ma rigoroso Canada. Le coppie coinvolte nell’azione legale hanno rilevato preoccupanti segnali nei loro figli, annunciando di conseguenza battaglia contro il colosso dell’entertainment targato North Carolina.
Da qualche anno, l‘Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito nell’elenco delle patologie ufficialmente riconosciute la dipendenza da videogames.
Il videogioco post-apocalittico “Fortnite” rappresenta per milioni di bambini e adolescenti un’attrattiva irresistibile, e le 3 famiglie hanno denunciato un tracollo nello stato psico-fisico dei loro figli. I pargoli in questione avrebbero infatti trascorso fino a 10 ore al giorno di fronte al monitor, trascurando completamente gli studi e l’igiene personale. L’alienazione da “Fortnite”, inoltre, avrebbe completamente minato i loro rapporti sociali, isolandoli completamente dal resto del mondo.
Ad aggravare il quadro dipinto dagli apprensivi genitori, anche il dispendio di denaro impiegato dai minori nel gioco. I loro figli avrebbero infatti dilapidato ingenti risorse economiche per convertirle nella moneta virtuale di “Fortnite” V-Bucks. Uno di loro avrebbe speso oltre 600 dollari in V-Bucks. Un secondo, invece, avrebbe addirittura accreditato a Epic Games ben 6.000 dollari per l’acquisto di skins, ovvero strumenti per cambiare l’aspetto dei propri personaggi.
La richiesta, intrapresa nell’anno 2019, ha finalmente trovato accoglimento dal Giudice del Quebec, che ha promosso la legittimità dell’azione legale collettiva. D’altronde, come rilevato dall’articolo 1406 del codice civile del Quebec: “La grave sproporzione tra le prestazioni delle parti crea una presunzione di sfruttamento“.
Nathalie Munoz, direttrice delle comunicazioni per Epic Games, ha annunciato una risposta a tono da parte del colosso. “Abbiamo in programma di combattere in tribunale. Questa recente decisione consente solo al caso di procedere. Crediamo che le prove dimostreranno che questo caso è senza merito.”.
Nel frattempo, mentre attendiamo di conoscere l’esito della class action, vi consigliamo comunque di calibrare con attenzione il tempo dedicato dai più piccoli a schermi e consolle.
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