Il tonno in scatola è un alimento pratico e sicuramente gustoso. Attenzione, però: un consumo inappropriato potrebbe nuocervi gravemente.
Il tonno in scatola è sicuramente un alimento versatile e adatto alla preparazione di molte ricette. Che si tratti di insalatone estive, sandwich, un bel piatto di pasta, oppure il condimento di un sugo gustoso, il tonno è sicuramente uno degli ingredienti più presenti nelle tavole degli italiani.
Prezzo accessibile e praticità sono i suoi punti di forza ma, di contro, il consumo di tonno in scatola può arrecare severi danni alla salute del nostro organismo: vediamo perché.
Ecco tutti i rischi per la salute del tonno in scatola
Vi siete mai chiesti che cosa succede al nostro corpo, in seguito ad un’assunzione troppo elevata di tonno confezionato? Tale alimento può provocare degli effetti collaterali anche gravi: per questo motivo è bene limitarne il consumo a 2-3 volte alla settimana. Il rischio per la salute legato all’ingerimento di questo pesce è in primis l’intossicazione da mercurio. Questo elemento, scarto di diversi processi industriali, viene costantemente immesso in oceani, mari e fiumi, e diventa parte integrante dell’ecosistema marino e fluviale. I pesci ne vengono irrimediabilmente contaminati e, in seguito ai processi di pesca e lavorazione, il mercurio stesso finisce sulle nostre tavole. Inconsapevolmente finiamo quindi per ingerirne quantità anche ingenti, ed elevati livelli di mercurio nel sangue possono compromettere il nostro stato di salute.
I microorganismi marini, infatti, processano abitualmente questa sostanza, trasformandola in una ancora più tossica, che prende il nome di metilmercurio. Quest’elemento tossico si accumula prevalentemente nei pesci di stazza maggiore, come per l’appunto il tonno, le cui carni ne risultano impregnate. Questa potente neurotossina è in grado di provocare parecchi danni all’organismo che la ospita: tra in sintomi più frequenti troviamo prurito, accompagnato dal formicolio di piedi e mani. Può inoltre indurre a debolezza muscolare, problemi di coordinazione e disturbi del linguaggio. Nelle donne in gravidanza, l’intossicazione da metimercurio può provocare severe ripercussioni sul sistema nervoso centrale del feto, compromettendone quindi lo sviluppo.
In conclusione
La Food and Drug Administration consiglia, a partire dai 10 anni di età, il consumo settimanale di almeno 3 porzioni di pesce. Tali prodotti ittici devono però essere selezionati in base al potenziale contenuto di mercurio: si consiglia infatti di preferire gamberi, pesce persico, trote, aragoste, branzini, salmoni, ostriche e sardine. In tal modo potrete garantire l’approvvigionamento dei preziosi omega 3, senza alcun rischio per la vostra salute!