L’inflazione e la pandemia stanno rendendo i prezzi altissimi, causando un rincaro senza precedenti sul costo della spesa. Ecco cosa è diventato assurdo
La pandemia di Sars-CoV-2, da cui si sta lentamente uscendo, ha portato con sé numerose conseguenze. Da un lato, la vita quotidiana è stata stravolta da mascherine, tamponi e controlli. Dall’altro, il rallentamento delle attività produttive e di consumo, soprattutto durante il lockdown, ha causato un aumento dei prezzi di molti beni di prima necessità.
La spesa alimentare è una di queste e, purtroppo, gli aumenti dei costi non sembrano volersi frenare. Ecco quali sono i cibi che sono più aumentati, da evitare se si vuole risparmiare.
Aumento del costo della spesa: occhio a questi cibi
A causare gli aumenti che tutti stiamo subendo è l’inflazione. La guerra in Ucraina sta sconvolgendo ogni equilibrio, politico ed economico. Il costo delle materie prime agricole è decisamente aumentato e, in più, sono aumentati anche i costi delle bollette di acqua e gas, elementi fondamentali per l’agricoltura, la produzione alimentare e la distribuzione. La conseguenza di tutti questi rincari la subisce il consumatore finale che, al supermercato, nota uno spropositato aumento del costo dei beni di prima necessità.
Oltre al caro carburante, infatti, le famiglie devono sobbarcarsi un altro aumento di un bene di prima necessità: quello della spesa. Se alcuni alimenti sono imprescindibili, e non si può fare a meno di acquistarli e comprarli, ad altri invece si può sapientemente rinunciare. Il bene che è più aumentato di prezzo è l’olio di semi, che ha visto un rincaro del 19%. Questo è seguito da tre alimenti comunemente acquistati e consumati: la verdura fresca (17%), la pasta (12%) e il burro (11%). Fino a qua, quindi, è difficile stabilire a cosa si può fare a meno.
Subito dopo, però, nella classifica arrivano i frutti di mare e la farina, aumentati del 10% e del 9%, seguiti dal pesce fresco. Di alcuni di questi cibi, come i frutti di mare e il pesce, si può quindi ridurre la frequenza di consumo. Per altri, invece, ci si deve semplicemente sobbarcare l’aumento di costo. Questi rincari si estendono infatti all’intera filiera agroalimentare, dai campi di coltivazione sino alla distribuzione del bene finale. Per cercare di arginare i danni, secondo la Coldiretti l’Italia dovrebbe puntare ad aumentare la produzione propria di cibo, limitando quindi la dipendenza dall’estero. Incentivando la produzione locale e, soprattutto, l’acquisto e il consumo di beni che arrivano dal proprio territorio, si può sostenere economicamente la propria economia nazionale, aiutando i piccoli agricoltori.