Delitto di Avetrana, Sarah Scazzi aveva 15 anni quando è scomparsa nell’agosto 2010: il corpo fu ritrovato a ottobre
Nel 2022 ricorre il 12esimo anniversario dalla morte di Sarah Scazzi. Il caso di cronaca nera di Avetrana, in provincia di Taranto, all’epoca ha tenuto incollati alla tv milioni di italiani e ancora oggi suscita molto interesse.
Dopola serie di Sky e tanti altri approfondimenti, questa sera su Tv 8 andrà in onda il documentario Sara, La ragazza di Avetrana del regista Matteo Rovere.
Così come tanti altri fatti di sangue, quello di Sarah Scazzi è certamente uno dei più memorabili per l’opinione pubblica italiana. La ragazzina scomparve il pomeriggio del 26 agosto 2010 nel breve tragitto di circa 600 metri dalla sua abitazione da quella salla cugina Sabrina Misseri, allora 22enne, per andare a mare insieme.
Nella via che unisce le case, Sarah fu vista l’ultima volta. Dopo la denuncia della scomparsa il paese restò con il fiato sospeso. Si parlò in un allontanamento volontario ma vista la giovane età anche del pericolo che fosse finita nelle grinfie di un pedofilo.
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L’Italia subitò imparò a conoscere i personaggi della triste vicenda. Il volto affranto di mamma Concetta, quello sorridente di Sabrina nelle foto con la cugina, la mamma di lei – zia di Sarah – Concetta Serrano, e del marito Michele Misseri.
Un mese dopo la scomparsa quest’ultimo, contadino, trovò il cellulare di Sarah in un uliveto. Fu interrogato e le indagini si concentrano su di lui. Disse di aver ucciso la nipote, raccontò dell’abuso sessuale e di aver lasciato il cadavere in un pozzo.
Il ritrovamento del corpo fu annunciato in diretta a Chi l’ha visto? mentre la trasmissione con un’inviata era in collegamento con la mamma della ragazzina.
Michele Misseri cambiò versione e coivolse la figlia mentre la Concetta, sorella della mamma di Sarah, restò sullo sfondo della storia. Gli inquirenti scomprirono dettagli fino a quel momento nascosti, altri emersero dagli interrogatori. L’autopsia escluse anche la violenza sessuale.
Entrò in scena anche Ivano Russo, ragazzo del quale entrambe le cugine erano innamorato. Cambiarono le accuse per tutti i coinvolti, Misseri fu accusato solo di occultamento di cadavere mentre Sabrina e la mamma di aver ucciso Sarah, accecate dalla gelosia per Ivano.
Nel 2012 si aprì il processo a Taranto. Il 20 aprile 2013 la Corte d’assise emesi la sentenza di condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e la mamma Cosima Serrano per l’omicidio. Michele Misseri, invece, viene condannato a 8 anni per il reato di concorso in soppressione di cadavere.
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Tra imputati e testimoni, nel processo entrarono amici delle cugini e altri familiari. Il 21 febbraio 2017 ecco sentenza della Cassazione che confermò l’ergastolo per Cosima e Sabrina; per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove 8 anni per Michele Misseri, 4 anni e 11 mesi al fratello Carmine e pene minori per Vito Russo jr. e Giuseppe Nigro, condannati a 1 anno e quattro mesi per favoreggiamento personale.
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