GF Vip 6, Nathaly Caldonazzo ha parlato della storia con l’attore e regista napoletano: “Mi manca e non credo solo a me”
Nathaly Caldonazzo è una delle ultime concorrenti entrata nella casa del Gf Vip. In molti ricordano l’attrice per essere stata l’ultima fidanzata di Massimo Troisi, scomparso prematuramente il 4 giugno 1994 a causa dei problemi cardiaci che aveva da sempre.
Troisi non è mai riuscito a vedere il suo ultimo capolavoro, Il postino. Ed è anche grazie a lei se la pellicola fu realizzata: la Caldonazzo gli regalò il libro Il postino di Neruda di Antonio Skármeta dal quale è tratto.
Nel corso della serata di lunedì, parlando con Alfonso Signorini, l’attrice ha raccontato quando si videre la prima volta in un ristorante romano. In quell’occasione ci fu un colpo di fulmine ma solo da parte di lui.
Un secondo incontro avvenne quando il migliore amico di Troisi, l’attore Massimo Bonetti, si fidanzò con la parrucchiera della sorella della Caldonazzo. Fu invitata a prendere un caffè a casa sua: “Mi aprì la porta quest’uomo affascinante”.
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Sono stati insieme gli ultimi due anni di vita dell’attore. Viaggiarono molto, andarono in Costa Rica, a Los Angeles, ma durante questo lungo percorso trascurò un po’ me le medicine che prendeva per il cuore.
“Al ritorno era affaticato”, ha ricordato, e così ripartirono per incontrare a Los Angeles il regista de Il Postino e per una visita a Huston dove si operò la prima volta a 18 anni.
Il medico purtroppo non diede buone notizie. L’attrice ricorda che disse: “Hai il cuore di un 70enne”. Ci fu una nuova operazione che purtroppo non andò bene. Per un mese e mezzo rimasero in ospedale, poi il ritorno in Italia con le bombele d’ossigeno.
Massimo Troisi volle per forza fare Il Postino: “Questo film da una parte lo ha ucciso“, ha commentato. Tra gli ultimi ricordi con lui, il giorno del 26esimo complenno dell’attrice, festeggiato il 24 maggio 1994, poco prima della scomparsa.
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“Aveva la morte in faccia”, ha ricordato, e che era entrato in depressione. Poi una frase dello stesso Neruda con la quela Troisi spiegò la sua situazione: “Il depresso è come un prigioniero con la porta aperta“. “Mi manca come essere umano”, ha detto in conclusione. Era umile e grandioso allo stesso momento, non parlava mai di sé stesso. “Non manca solo a me”.
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