Diciannove anni e primatista mondiale dei 100 metri paralimpici, Ambra Sabatini a settembre è tornata da Tokyo con al petto la medaglia d’oro
Dietro quel metallo tutti gli atleti hanno storia di sacrifici e rinunce ma lei anche una drammatica. Papà Ambrogio e mamma Lorenzina sono felici e orgoliosi ma in passato hanno avuto molta paura per la figlia osannata oggi con merito.
Due anni fa l’incidente che ha tolto la gamba ad Ambra ma ha fatto prometterle che avrebbe fatto qualcosa che avrebbe reso i propri genitori orgogliosi: detto, fatto.
In un’intervista a La Nazione, poco dopo il raggiungimento dello storico obiettivo, il padre ha ricordato quel maledetto giorno.
Era con Ambra sul morotino e la stava accompagnando agli allenamenti quando furono travolti da un’auto che stava effettuando un sorpasso azzardato. Il destino che voleva portarle l’oro paralimpico mise subito la sua mano. Un pompiere di passaggio si tolse la cinta e la strinse alla ragazza per fermare l’emorraggia: “Se non ci fosse stato lui sarebbe morta, ha dichiarato.
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Ambra Sabatini ai genitori: “Vi renderò orgogliosi”
Dal quell’istante la speranza ha preso sempre più il sopravvento sulla paura. Papà Ambragio ha raccontato che in ospedale le teneva la mano ma Ambra lo tranquillizzava. Diceva che lui e la mamma non dovevano preoccuparsi e che avrebbe fatto qualcosa di straodinario che li avrebbe resi orgogliosi di lei.
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La strada è stata lunga, fatta di ostacoli, cure e riabilitazioni. Ma alla fine ha portato a Tokyo, al taglio del traguardo per prima, la salita sul gradino più alto del podio e l’intonazione dell’inno di Mameli. Da quella strada che ancora oggi metti i brividi quando la famiglia passa di lì, al trionfo in Giappone Paralimpiadi. Una storia straordinaria da ricordare e raccontare.