Il dramma di Torre del Greco, il bimbo trovato morto in mare è stato ucciso dalla mamma: cosa è accaduto, la ricostruzione dei fatti.
C’è una svolta sconcertante nel caso del bambino di due anni trovato morto annegato in mare nella zona del lido La scala, a ridosso dell’area portuale, a Torre del Greco, in provincia di Napoli. La Procura di Torre Annunziata ha emesso un decreto di fermo per la mamma del bimbo. Il ritrovamento era avvenuto ieri sera, ma ecco cosa sappiamo.
Secondo quanto è emerso in queste ore, alcune persone presenti sul posto avevano notato in acqua il bambino, che non aveva ancora compiuto tre anni. Lì vicino, c’era una donna: i presenti hanno capito che si trattava della mamma del piccolo. Questa urlava e sembra minacciasse il suicidio. Si tratta, in quest’ultimo caso, di un dettaglio che non viene ancora confermato.
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Due giovani amici minorenni hanno spiegato di essersi trovati lì per caso e di aver visto un uomo che si gettava in mare, nonostante le temperature proibitive, per provare a salvare il bambino. L’uomo – che i due pensavano fosse il padre mentre in realtà era anche egli un passante – era in difficoltà. Così, i due ragazzi lo hanno invitato a uscire e poi sono andati a recuperare il bimbo su un tratto di mare dove l’acqua non è alta.
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Bimbo morto a Torre del Greco: perché la mamma lo ha ucciso?
I ragazzi si rendono conto subito che la situazione è disperata, quindi notano la mamma del piccolo, in preda al panico: “La signora era in evidente stato di choc e farfugliava qualcosa, dicendo di essere stata rapinata da una persona straniera”, hanno raccontato. Nel frattempo, a riva qualcuno ha provato a rianimare inutilmente il bambino, manovra che non è servita appunto a salvargli la vita.
Dalle indagini, è emerso che il primo a dare l’allarme è stato proprio il padre del piccolo, che non aveva trovato in casa né lui né la moglie. Successivamente, la donna è stata condotta nella caserma dei Carabinieri e qui interrogata. Caduta in contraddizione, i sospetti si sono indirizzati su di lei. La coppia – a quanto è emerso – ha anche un’altra figlia di sette anni.
Sempre dalle indagini e dagli interrogatori, è emerso che la donna si sarebbe convinta che il figlioletto avesse un ritardo mentale e proprio questo sarebbe il movente – se di movente si può parlare – del drammatico infanticidio. La salma del bimbo è stata posta sotto sequestro e ora è a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Torre Annunziata. La donna, dopo la confessione, è ora ristretta nel penitenziario di Pozzuoli, nella sezione femminile.