Gianmarco Pozzi è morto a Ponza il 9 agosto 2020 e la famiglia non ha mai creduto alla tesi della caduta: “Qualcuno voleva fargliela pagare”
Quando il giovane originario di Frascati, sull’isola laziale per lavorare come buttafuori, fu trovato senza vita in un giardino, la tesi principale fu che la causa della morte era imputabile a una caduta da un muro.
La famiglia del giovane non ha mai creduto a ciò. In un’intervista a Leggo dello scorso settembre, Martina, la sorella della vittima, ha spiegato che secondo i perizi di parte Gianmarco fu inseguito e che qualcuno “voleva fargliela pagare”. E ha parlato anche di un testimone che avrebbe visto qualcosa di macabro quanto importantissimo per chiarire la vicenda. Non avrebbe quindi cominciato a correre perché in preda alla cocaina.
Tra chi proverà illuminare zone ancora in ombra, questa sera lo farenno Le Iene con una puntata speciale dedicata sola alla questione.
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Gianmarco Pozzi, i dubbi sullo smartphone e la casa
I primi dubbi esposti da Martina riguardano le ferite che “non sono assolutamente compatibili con una caduta”, secondo le perizie dei consulenti. C’è poi il testimone che ha confidato all’avvocato Fabrizio Gallo di aver visto qualcuno con la carriola buttare il corpo di Gianmarco dal muro.
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Dubbi ci sono anche sulla casa dove la vittima viveva, ripulita cib la varecchina e riordinata. Infine i dubbi sullo smartphone che per la Procura non funzionava più a seguito della caduta. “Invece la traccia telefonica lasciata sulle celle radio dell’isola di Ponza – ha detto Martina – si interrompe dopo le 5 del mattino, del giorno del decesso. È stata solo attività autonoma delle componenti dell’apparecchio?”