Mostro di Firenze: nonostante l’arresto e la condanna di Pacciani e dei suoi “compagni di merende”, rimane il giallo del delitto di Via Scopeti, per il quale erano stati processati Vanni e Lotti.
Questa sera andrà in onda il documentario intitolato “Il Mostro di Firenze: Quel silenzio che non tace – Bugie e verità”, in prima serata su Rai 2, con l’obiettivo di raccontare i fatti e le indagini relativi al caso del Mostro di Firenze, che ha terrorizzato l’Italia con una serie di omicidi tra il 1968 ed il 1985.
Il delitto di Via Scopeti si riferisce all’omicidio di Jean Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, una giovane coppia di origini francesi che in quel periodo si era recata in Italia per una vacanza in campeggio. I cosiddetti “compagni di merende” del Mostro sono stati processati in merito al caso ma continuano ad esserci delle discrepanze nelle indagini.
Mostro di Firenze: a quando risale il delitto di Scopeti?
Il caso di via Scopeti è stato analizzato da Fronte del Blog con un’inchiesta sulle indagini. Innanzitutto, i cadaveri di Jean Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot furono trovati lunedì 9 settembre del 1985, in una piazzola in via degli Scopeti a San Casciano val di Pesa. I due corpi privi di vita si trovavano in un campo incolto che veniva usato come luogo di scarico per i rifiuti.
Luca Santucci, un cercatore di funghi che stava passando casualmente in quell’area, si accorse dei due cadaveri e chiamò i carabinieri, i quali arrivarono alle ore 14.30. In base alle condizioni dei due corpi privi di vita, le forze dell’ordine dedussero che il delitto fosse avvenuto qualche giorno prima del ritrovamento.
Il Generale Nunziato Torrisi – colonnello e superiore dei carabinieri che fecero il sopralluogo – elaborò un rapporto risalente al 22 aprile 1986, nel quale affermava che l’omicidio fosse avvenuto prima dell’8 settembre. La sua tesi venne sostenuta anche dal dottore Federico Franco – capo della Squadra Anti Mostro della Polizia – secondo il quale il delitto avvenne sabato, in quanto “i cadaveri non erano freschi”.
I periti tanatologici che si occuparono dell’analisi delle evidenze scientifiche per determinare il tempo di morte della coppia francese, però, fornirono una versione differente. Il cadavere di Nadine Mauriot era in uno stato di decomposizione più avanzata rispetto a quello del compagno: il corpo della giovane donna era stato trovato all’interno di una tenda chiusa e, per questo motivo, era stato sottoposto ad una maggiore temperatura rispetto al cadavere di di Jean Michel Kraveichvili, rimasto all’aperto.
I periti non avevano preso in considerazione un fenomeno cadaverico che nel corso degli anni ha acquisito un’importanza fondamentale: la presenza degli insetti, i quali infestano i corpi senza vita. Invece, diedero più importanza al “rigor mortis” e fecero riferimento al corpo di Kraveichvili, concludendo che la coppia era stata uccisa la sera di domenica 8 settembre, prima della mezzanotte.
Negli anni Novanta, la Squadra Anti Mostro fece emergere una pista che collegava Pietro Pacciani alle indagini relative al delitto Scopeti. La difesa di Pacciani, nel corso del suo processo, presentò un alibi: l’8 settembre 1985 l’auto del condannato aveva avuto un guasto.
Pacciani, secondo la difesa, era stato ad una festa domenica sera insieme alle figlie e successivamente si era recato a casa. Il guasto sarebbe avvenuto durante il suo rientro. L’alibi, però, era discordante con quanto riportato dal meccanico. Successivamente emerse un’altra supposizione e vennero coinvolti i “compagni di merende” del Mostro, ovvero i suoi amici Giancarlo Lotti e Mario Vanni.
Nel 1997 iniziò il processo a Lotti e Vanni: l’orario del delitto non venne messo in dubbio in perché i “compagni di merende” dichiararono di aver assistito all’omicidio la sera dell’8 settembre, prima di mezzanotte. In seguito, i due furono condannati come “mostri” insieme a Pacciani.
Solo dopo qualche anno, nel 2002, ci fu una svolta nel caso di Scopeti, grazie al cronista Mario Spezi. Spezi si rivolse all’esperto in entomologia forense, Francesco Introna, chiedendogli di riesaminare il caso ed il cadavere di Mouriot. Dopo aver analizzato lo sviluppo delle larve, Introna affermò che la giovane donna non era morta domenica 8 settembre ma “assai prima, verosimilmente nella sera di sabato 7” o, al massimo, nella notte di venerdì 6 settembre.