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Sport

Tonya Harding, la storia della pattinatrice e il film sulla sua vita

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Simone Cadoni

Il film “Tonya” è ispirato alla reale storia della pattinatrice statunitense Tonya Harding: la sua carriera è terminata dopo lo scandalo legato all’aggressione a una sua rivale. Ecco cosa è successo.

La vita di Tonya Harding è fatta di successi ma anche di ombre. La famosa pattinatrice artistica su ghiaccio, all’anagrafe Tonya Maxene Price, è stata infatti travolta da uno dei più gravi scandali sportivi degli Stati Uniti d’America. L’atleta, nonostante un’infanzia particolarmente complicata vissuta a Portland, è riuscita a salire alla ribalta internazionale per poi cadere in breve tempo nel baratro.

Chris Cole/ALLSPORT-Getty Images

Ad avvicinare Tonya al pattinaggio fu la madre dopo averne intuito le grandi potenzialità. È proprio grazie alla raffinata disciplina sportiva che la giovane riuscì a trovare una fuga dai suoi problemi familiari: la violenza fisica era all’ordine del giorno, il padre l’aveva abbandonata, la madre si era risposata e soprattutto se la doveva vedere con le attenzioni morbose del fratellastro.

Eppure anche sulle piste da pattinaggio dovette affrontare inizialmente serie difficoltà, scontrandosi con il bigottismo dell’ambiente: a causa della sua povertà non poteva per esempio permettersi gli sgargianti costumi richiesti per le gare.

Per allontanarsi dall’ambiente tossico in cui viveva, Tonya Harding approfittò dell’incontrò con Jeff Gillooly, molto più grande di lei, lasciando la casa di Portland in cui era cresciuta. Insieme all’uomo provò a costruirsi una nuova vita convolando a nozze. Poco tempo dopo emerse però il carattere violento e possessivo di Gillooly, che spinse la pattinatrice a denunciarlo e a chiedere il divorzio.

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Dal triplo axel al caso Kerrigan

La svolta sportiva di Tonya Harding arrivò nel 1991, quando ai campionati nazionali americani di Minneapolis dimostrò a tutti le sue eccelse abilità eseguendo un triplo axel, tra i salti più complicati della disciplina. Fu la prima donna statunitense nella storia a riuscire a compierlo, seconda in assoluto dopo la giapponese Midori Ito. Grazie alla prodezza ottenne il punteggio tecnico massimo.

Phil Cole/ALLSPORT-Getty Images

Successivamente la pattinatrice faticò però a restare all’apice del successo, fallendo diverse occasioni: ai successivi campionati nazionali arrivò terza, mentre ai XVI Giochi Olimpici invernali non trovò il podio. Nel 1994 iniziò poi il vero incubo: Tonya fu coinvolta nel caso della brutale aggressione ai danni di una sua rivale, Nancy Kerrigan, all’epoca tra le migliori pattinatrici in circolazione.

Dopo una sessione di allenamento a Detroit, un malvivente di nome Shane Stant la colpì con violenza a un ginocchio utilizzando una sbarra. A causa del danno subito Kerrigan fu costretta a rinunciare ai campionati nazionali, vinti poi proprio da Tonya Harding. Dalle indagini emersero elementi sconcertanti: risultò che Jeff Gillooly avesse ingaggiato l’aggressore con l’aiuto di un suo amico per mettere Nancy Kerrigan fuori dai giochi.

Interrogato, l’uomo rivelò di aver agito in accordo proprio con l’ex moglie. L’atleta di Portland, messa alle strette, ammise di essere venuta a conoscenza del piano specificando però di non essere la mandante. Visto lo scandalo, la federazione statunitense di pattinaggio decise di toglierle il posto nella squadra dei Giochi Olimpici di Lillehammer. La pattinatrice tuttavia minacciò di agire per vie legali e riuscì a prendere parte all’evento.

Anche Kerrigan, superato l’infortunio in tempi record, fu inserita nella squadra. Tonya Harding deluse totalmente le aspettative: si presentò all’ultimo momento e a causa di un laccio rotto dei pattini sbagliò il primo salto della sua esibizione. In lacrime supplicò i giudici di riprendere l’esercizio: al rientro, nonostante una buona prestazione, le fu assegnato soltanto l’ottavo posto della classifica. Al contrario Nancy Kerrigan riuscì a conquistare la medaglia d’argento.

Greg Wahl-Stephens/Getty Images

Dopo Lillehammer andarono avanti le indagini sull’aggressione: Tonya non fu mai scagionata del tutto. Per evitare il processo accettò di pagare una multa di 160mila dollari, continuando a dichiarare la propria estraneità alla vicenda. Nonostante questo la federazione statunitense prese la decisione di bandirla a vita dal pattinaggio agonistico, mettendo così fine alla sua carriera. Ancora oggi sono in pochi a credere che non vi sia stato un suo coinvolgimento nell’agguato alla rivale.

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“Tonya”: il film ispirato alla vita di Tonya Harding

Le travagliate vicende di Tonya Harding sono state raccontate nel film del 2017 intitolato in Italia “Tonya” (“I, Tonya” negli Usa), scritto da Steven Rogers e diretto da Craig Gillespie. La narrazione è sviluppata attorno a segmenti di interviste e ricostruzioni dei fatti.

A interpretare il ruolo della pattinatrice protagonista è Margot Robbie. Nel cast sono presenti anche Sebastian Stan nel ruolo dell’ex marito della Harding, Paul Walter Hauser nelle vesti di Shawn Eckhardt, Caitlin Carver nei panni di Nancy Kerrigan e Allison Janney nel ruolo di LaVona Harding, madre dispotica della pattinatrice. La pellicola complessivamente ha incassato oltre 50 milioni di dollari in tutto il mondo.

Nel 2018 Allison Janney grazie alla sua interpretazione ha trionfato come Migliore attrice non protagonista ai Premi Oscar, ai Golden Globe, ai British Academy Film Awards, agli Screen Actors Guild Awards e ai Critic’s Choice Award. Margot Robbie invece ha ottenuto la candidatura come Miglior attrice protagonista ai Premi Oscar e ai Golden Globes, conquistando poi il premio degli AACTA International Awards.

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