Nell’estate del 1980 il regista Premio Oscar Gabriele Salvatores visse un dramma personale indicibile. Ecco cosa accadde nell’estate di oltre quaranta anni fa
All’artista napoletano, ma milanese di adozione, venne diagnosticato un male incurabile. Le tappe della cura e della guarigione
“Mi dissero che non sarei arrivato ai 35 anni”. Con questa frase terribile, raggelante, tremenda il regista Premio Oscar del 1992 con il film Mediterraneo, Gabriele Salvatores ha raccontato al settimanale di moda, gossip e spettacolo Vanity Fair Italia il proprio dramma.
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I fatti risalgono alla Primavera del 1980, al mese di aprile per la precisione, quando una sera mentre il futuro Premio Oscar tornava a casa dal Teatro dell’Elfo, che peraltro era in fase di scioglimento, si sentì poco bene.
Il giorno dopo furono prenotate le analisi di rito, che peraltro arrivarono veloci. Da quelle analisi emerge che la quantità di piastrine nel sangue è molto inferiore al necessario.
Sono i classici e drammatici sintomi della leucemia. Gabriele Salvatores a luglio del 1980 avrebbe compiuto 30 anni. Ma la diagnosi di fatto conteneva in se una sentenza. Non avrebbe vissuto più di 5 anni dalla scoperta del male.
Gabriele Salvatores ed il dramma del 1980
“Ero preoccupato, molto – sottolinea l’artista – ma soprattutto per i miei genitori che erano visibilmente spaventati”. Salvatores viene così ricoverato al Policlinico di Milano e per due mesi “sosta” nel letto che, ironia della sorte, fino a qualche mese prima era stato il letto di dolore di Demetrio Stratos.
Stratos era il front man dei gruppi I Ribelli ed Area ed, ironia della sorte, aveva musicato uno spettacolo del regista, il Satyricon. Era perché purtroppo nel giugno del 1979 Stratos venuto a mancare all’età di 34 anni a causa di una anemia aplastica.
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Le cose per fortuna andarono diversamente rispetto alla diagnosi. Analisi approfondite e le prime cure del Policlinico di Milano furono decisive tanto che per Salvatores arrivò la guarigione.
Per fortuna la diagnostica leucemia aggressiva era in realtà una policitemia, un male sempre grave ma gestibile. Un male per il quale, ancora oggi, prende farmaci antiaggreganti ed ogni tre mesi si sottopone a controlli approfonditi.
Lo stesso Salvatores ha spiegato in più occasioni che una parte della cura consiste in un salasso ogni sei mesi. E lui lo vive quasi come una forma “romantica” di cura al termine delle quali il regista Premio Oscar ama ripetere: ” Ti rendi conto che per quanto tu possa stare male non sei il centro del mondo”