Matilde D’Errico ha vissuto in prima persona il significato di sofferenza e ha trovato un modo per portare avanti il suo lavoro
Matilde D’Errico porta avanti la battaglia contro la violenza sulle donne con la conoscenza.
Mostrare in tv e ‘far toccare con mano’ la sofferenza non è facile. Un lavoro necessario perché il più delle volte alcuni temi vanno mostrati per quelli che sono e vanno visti da vicino per capire la portata e la pericolosità.
La D’Errico, lucana di nascita ma romana d’adozione, l’ha fatto e lo fa ancora oggi. Autrice e conduttrice, ha portato sul piccolo schermo programi come Amore Criminale e sopravvissute. In molti ricordano anche Io scrivo, docu-film trasmesso quasi due anni fa dove si racconta la vita di dodici donne in cura al Policlinico Gemelli di Roma.
Questo progetto è nato da una sofferenza che lei ha vissuto in proma persona. Da ricoverata aveva trovato il modo per affrontare il male. Un’idea messa in atto prima tra le mura ospedaliere, poi portato in tv.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> L’Eredità, Ghigliottina impossibile: da quanto tempo non si vince
Matilde D’Errico, il tumore e l’idea del programma
Nel 2016 ha avuto un tumore al seno. Nell’ambito delle Terapie integrate con la Onlus Susan G. Komen Italia, organizzò in ospedale un laboratorio di scrittura.
Il fine era dare alle donne uno strumento per raccontare il male che avevano dentro, un fine “terapeutico”, disse in un’intervista a Panorama. E così Io scrivo è stato poi portato nelle case di tutti gli italiani tramite RaiTre.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Storia di una famiglia perbene, il retroscena di Federica Torchetti
Un impatto emotivo “intenso” per lei, certamente non facile ma “utile – disse nell’intervista – a creare “un fortissimo legame con le altre donne: ci siamo riconosciute nello stesso vissuto, abbiamo pronunciato le stesse parole”.