Lea Garofalo è stata un’eroina della lotta alle mafie. Testimone di giustizia, fu assassinata nel 2009 dalla ‘ndrangheta, ma quello che rimaneva del suo corpo fu trovato solo molti anni dopo. Le sono stati dedicati libri e sceneggiati, grafic novel e spettacoli teatrali. Anche i Litfiba le dedicarono una canzone dal titolo “Maria Coraggio”. Stasera, 23 novembre 2021, su Rai 1 andrà in onda il film Lea, per ricordare la storia di questa madre-coraggio…
Nata nel 1974 a Petilia Policastro, Lea Garofalo è stata una testimone di giustizia, sottoposta a protezione da parte dello Stato dal 2002. La donna decise di offrire agli inquirenti importanti informazioni sulle faide interne in corso tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco. Fu punita dai mafiosi con un tentato rapimento e poi con la morte. Oggi viene ricordata come una delle tante vittime della ‘ndrangheta ma anche una delle poche donne capaci di ribellarsi al sistema mafioso calabrese.
La storia di Lea Garofalo
La storia civile di Lea ebbe inizio quando nel 1996 lo Stato diede vita a una campagna di repressione contro il clan Comberiati-Garofalo. Fra gli arrestati vi fu anche Floriano Garofalo, fratello di Lea, boss del paese di Petilia Policastro, in provincia di Crotone.
Floriano Garofalo venne ammazzato nel 2005, nove anni dopo il proprio arresto (quando fu assolto). L’omicidio avvenne durante un agguato nella frazione Pagliarelle di Petilia Policastro. A quel tempo Lea già collaborava con l’antimafia e viveva in Lombardia, dove si era trasferita all’inizio degli anni ’90. La donna voleva salvare sua figlia Denise da un futuro pieno di sofferenze e faide. Si era per questo allontanata dal compagno Carlo Cosco. Ma anche in Lombardia il territorio pareva oppresso dalla presenza tentacolare della ‘ndrangheta. Per questo la Garofalo parlò agli inquirenti dell’attività di spaccio di stupefacenti condotta dai fratelli Cosco. Un business gestito col benestare del boss Tommaso Ceraudo. Inoltre, Lea denunciò il suo ex convivente Carlo Cosco (detto Totonno U lupu) e il cognato Giuseppe Cosco (detto Smith) per l’omicidio di Floriano Garofalo.
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Poi, nel 2009 – dopo molti problemi durante il programma di protezione – la donna volle rinunciare alla tutela da parte dello Stato. In quegli anni Lea viveva a Campobasso. E qui ci fu un tentativo di rapimento da parte degli uomini della ‘ndrangheta, cui Lea si sottrasse grazie all’intervento della figlia Denise. La donna denunciò tutto ai carabinieri indicando sempre Carlo Cosco, cioè l’ex compagno, come aggressore principale.
Gli ultimi capitoli: la morte di Lea
Il 20 novembre del 2009, però, Cosco riuscì ad attirare con una scusa l’ex compagna a Milano. Con la complicità di Vito Cosco detto “Sergio”, Carlo uccise brutalmente la povera Lea. Strangolandola, secondo le ricostruzioni. Il cadavere della donna fu portato a San Fruttuoso, un quartiere di Monza. E lì venne dato alle fiamme per tre giorni fino alla completa distruzione…
Alla fine del processo per la morte di Lea, i giudici condannarono all’ergastolo Carlo Cosco e suo fratello Vito. Finirono all’ergastolo anche Giuseppe Cosco, Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino. Venturino era l’ex fidanzato di Denise (anche lui implicato nel tentativo di rapimento e nell’omicidio).
Stasera, 23 novembre, la prima rete ripropone il tv movie Lea. Il film è diretto da Marco Tullio Giordana e interpretato da Vanessa Scalera. Un omaggio alla vita e al coraggio della Garofalo.