Ieri si è conclusa la causa dei dieci rider sottoposti a caporalato da parte delle società Flash Road City e Frc, le quali gestivano i fattorini per Uber Italy.
Nella giornata di ieri il tribunale di Torino ha portato a termine la causa avanzata da dieci fattorini, che lavoravano in una situazione di caporalato: le società Flash Road City e Frc, infatti, hanno svolto un’intermediazione irregolare gestendo il lavoro dei rider per conto di Uber Italy.
Il datore di lavoro effettivo dei rider era Uber Italy e il giudice del tribunale ha riconosciuto l’irregolarità organizzativa alla quale sono stati sottoposti i fattorini, che riceveranno un risarcimento.
In seguito all’inchiesta penale di Milano, alla quale hanno partecipato diversi di rider di Torino che si sono costituiti parte civile, è stato riconosciuto il caporalato ad opera di Flash Road City e Frc per Uber Italy: il giudice ha stabilito un risarcimento per i dieci fattorini che sono stati coinvolti che si baserà sulla differenza tra la bassa retribuzione di 3 euro a corsa e lo stipendio che avrebbero potuto ricevere con un contratto di lavoro regolare con contributi e previdenza.
I fattorini avevano fatto richiesta di risarcimento anche per la violazione della privacy legata all’uso dell’applicazione utilizzata per controllare ordini e consegne e per la mancanza di misure di sicurezza. Il giudice, al momento, non ha ancora riconosciuto tale rimborso.
Nel frattempo sono emerse alcune chat del gruppo “Amici di Uber”, usato per la gestione del lavoro dei fattori. Le conversazioni hanno rivelato vari commenti offensivi nei confronti dei lavoratori: “Quei tre schifosi vanno bloccati o quantomeno sentiti e puniti con il 50% sulle ore”, ad esempio. Oppure ancora: “Il cliente […] dice che puzzano troppo, che sono impresentabili”.
Inoltre sono state rivelate le modalità in cui il lavoro dei rider veniva organizzato: i lavoratori dovevano avere l’opportunità di consegnare i piatti negli orari in cui erano disponibili ma le società e Uber cercavano di imporsi facendoli lavorare secondo il loro volere.
Ad esempio, un messaggio di Uber diretto ai caporali in merito ai rider che “si connettono quando non servono” che rappresentano per l’azienda “uno spreco di soldi”: il suggerimento di Uber è stato di non pagare i lavoratori nel pomeriggio, in modo da farli restare senza denaro e portarli a connettersi all’app anche di sera. “Ovvio che se tu gli dai la scelta se ne fregano e prendono i soldi quando gli fa più comodo” si legge nella chat.
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