Nada Cella, la giovane donna di 25 anni venne massacrata a Chiavari nello studio del commercialista dove lavorava come segretaria, l’omicidio avvenne il 6 Maggio del 1996 in Via Marsala 14.
La ragazza fu ritrovata in un lago di sangue, con il cranio fracassato, accanto alla scrivania dove lavorava quotidianamente, il suo datore di lavoro e commercialista Marco Soracco l’ha trovata quando entrò nel suo studio.
La donna 25enne era ancora viva, ma in gravissime condizioni, l’ambulanza la trasportò d’urgenza presso l’ospedale di Lavagna, i medici la trasportarono d’urgenza nel reparto di rianimazione di Genova, dove è deceduta circa 6 ore dopo.
La segretaria prestava servizio giornalmente nello studio del commercialista, aprendo l’ufficio alle ore 9, l’aggressore agì nell’arco di tempo tra le 9 e le 9.15, non c’è stato alcun segno di colluttazione, proprio perché i vicini di casa non udirono nessun rumore sospetto o nessun urlo.
Sembra che la giovane 25enne conoscesse il suo aggressore, proprio perché è stata la stessa segretaria ad aprire la porta all’uomo, la polizia non ha ritrovato l’oggetto e l’arma che l’assassino utilizzò per colpire violentemente la donna fracassandole il cranio.
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Nada Cella, era entrata nello studio del commercialista per poi essere aggredita violentemente
La donna 25enne era originaria di Rezzoaglio, un paese dell’entroterra di Chiavari, viveva in via Piacenza con sua madre, durante i fine settimana tornava a Rezzoaglio per rivedere i suoi amici e parenti.
Lavorava per lo studio del commercialista Marco Soracco da circa 4 anni, i conoscenti l’hanno sempre descritta come una ragazza stacanovista e aperta senza alcun problema o vizio in particolare.
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Secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, la segretaria dopo aver aperto lo studio del commercialista aveva acceso il computer per poi prendere due fascicoli e posarli sulla scrivania.
Proprio in quel momento è stata aggredita, l’omicida non ha utilizzato alcuna arma, la donna è stata sbattuta violentemente contro lo spigolo della scrivania o lo spigolo di un muro.
L’uomo sembra non ha fatto violenza sulla donna, infatti gli abiti erano integri e sul suo corpo non sono stati riscontrati segno di stupro, inoltre la giovane donna ha perso le scarpe mentre il suo assassino la trascinava nell’ufficio.