La lotta al cambiamento climatico sembra ormai una battaglia entrata nel pieno della sua espressione. Dalla COP26 l’allarme: nel 2100 temperatura a 2,4°.
La Terra potrebbe raggiungere la temperatura di 2,4 gradi nel 2100. Uno scenario tragico che affermerebbe come tutti gli sforzi intrapresi per attuare la decarbonizzazione, potrebbero non essere sufficienti per fermare la tragica ascesa delle temperature. Le emissioni di gas serra nel 2030 potrebbero essere il doppio di quelle necessarie per fermare l’innalzamento della temperature.
Ad affermarlo è Climate Action Tracker, un monitoraggio operato in modo indipendente da due ong tedesche: Climate Analytics e NewClimate Institute. I dati sono stati presentati nella giornata di oggi alla Cop26 di Glasgow. L’analisi spiega che con questo andamento l’aumento dei livelli dei mari e degli eventi naturali estremi e catastrofici, saranno sempre più frequenti.
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Il documento spiega che gli impegni presi dai paesi durante la COP26 non sono comunque sufficienti per limitare e rallentare il riscaldamento globale e che in questo modo nel 2100 è plausibile che la temperatura raggiunga i 2,4 gradi dai livelli pre-industriali nel 2100.
Così facendo la temperatura nel 2100 raggiungerà i 2,7 gradi, questo perché le politiche attuate dagli stati risultano comunque poco impattanti per garantire un cambio di rotta. Il rapporto di Action Tracker spiega anche che se Usa e Cina rispettassero gli impegni intrapresi ad aprile nel 2100 il riscaldamento si fermerebbe a 2,1 gradi.
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Come spiega Rai News, Greenpeace ha affermato che questo rapporto riporta uno scenario purtroppo disastroso ma che “c’è ancora tempo per ribaltare la situazione”. Gli impegni degli stati però, si fermano spesso a divisioni e a rallentamenti spesso giustificati dai costi e dalla difficoltà di un rapido cambio di rotta. Le assenze alla COP26 ma anche la non firma di alcuni accordi hanno suscitato parecchi dubbi sulle volontà di Cina, Russia, India e Usa.
Intanto, intervenuto alla COP26, anche l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha ribadito la necessità di ingranare la marcia successiva, dischiarando che “il tempo sta scadendo e che dobbiamo fare di più”.