Filippo Addamo ventuno anni fa si è macchiato del grave reato delitto: la storia della madre era sulla bocca di tutti nel quartiere
Era il 27 marzo 2000 quando Catania fu sconvolta da un tremendo fatto di cronaca. Filippo Addamo, vent’anni, uccise a colpi di pistola Rosa Montalto, 38enne. Il ragazzo non accettava che la donna, dopo la separazione dal padre, frequentasse vari uomini.
A oltre vent’anni dai fatti, il ricordo è vivo non solo nella città etnea. Un delitto efferrato con il figlio che tolse la vita a chi gliel’ha data e che fece ancora più scalpore perché, secondo molti osservatori dell’epoca, l’omicidio era anche figlio di un determinato pensiero, una sottocultura che legava la donna ancora al ruolo di madre e moglie, senza libertà di scelta.
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La storia di Rosa fu particolare. Era diventata mamma prestissimo, a 15 anni, e nonna a poco più di 30. La spiensieratezza adolescenziale, quindi, non l’aveva mai vissuta se non dopo, quando si separò dal marito e conobbe Benedetto, di 24 anni, amico del figlio Filippo.
La giovane donna lavorava con una ditta di pulizie. Era la prima volta che aveva un impegno professionale da quando con tre dei suoi quattro figli andò a vivere in un’altra casa senza il marito, in attesa della separazione.
La storia con il giovane però finì per volontò di lei. Rosa ormai era sulla bocca di tutti: rifiutata dalla famiglia, chiacchierata nel quartiere, non aveva quasi nessuno dalla sua parte. La mattina del 27 marzo il figlio Filippo si presentò sotto casa della madre. La donna salì in macchina per andare a lavoro e venne freddata con un colpo alla nuca.
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A lavoro, invece, andò Filippo, come se nulla fosse successo. Nel pomeriggio venne arrestato e accusato di omicidio volontario. Venne condannato a 17 anni di carcere, scontati fino all’ultimo giorno. Oggi è un uomo libero.