Omicidio Massimo Melis. All’apparenza un crimine che ricorda il rituale di un’esecuzione mafiosa. Secondo la polizia, però, la morte di Massimo Melis non dovrebbe aver nulla a che fare con questioni di malavita.
Era appena salito in macchina e stava mettendo in moto quando l’assassino gli ha sparato un colpo alla testa da ridottissima distanza. Così è finito Massimo Melis, cinquantaduenne di origine sarde residente a Torino.
L’inspiegabile sparo che ha ucciso Massimo Melis
Secondo le prime indiscrezioni, dovrebbe trattarsi di un omicidio collegato a questioni amorose. Massimo Melis aveva appena accompagnato a casa la donna che stava frequentando (una quarantenne di cui non conosciamo ancora le generalità), dopo una cena romantica.
Pare che gli investigatori stiano appunto vagliando la pista sentimentale, anche se è prematuro sbilanciarsi.
Chi era Massimo Melis?
Melis era autista della Croce Verde di Torino. Un soccorritore, dunque. Non era sposato e viveva con la madre Rosaria, pensionata. Insieme abitavano in un piccolo appartamento popolare, in via Desana, non lontano dal luogo dove è stato ammazzato.
Colleghi, vicini di casa e amici hanno descritto Melis come uomo gentile, onesto, che nulla aveva che spartire con giri loschi o frequentazioni pericolose.
Il corpo della vittima è stato ritrovato dopo le quattordici. Di fatto, alcune ore dopo la morte. Era steso all’interno dell’auto, una Fiat Punto, color blu, parcheggiata a via Gottardo, nella periferia torinese, nei pressi della strada che conduce ai campi di calcio Rebaudengo.
Sono partite le indagini della polizia
Dopo due sopralluoghi nella zona in cui si è consumato l’omicidio, gli investigatori hanno già sequestrato i filmati delle telecamere dei negozi e delle abitazioni private. La speranza è quella di recuperare un fotogramma in cui sia stato immortalato l’assassino in azione.
Si stanno dunque studiando i filmati, per scovare la misteriosa e criminale presenza, sia nei momenti che hanno preceduto l’omicidio che in quelli successivi. Poi, è stato anche preso in consegna il cellulare della vittima, in modo da poter indagare sui suoi ultimi contatti. Infine, l’auto del defunto è stata analizzata dagli esperti per l’esame delle tracce trovate sulla scena del crimine.
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Per ora non si sono fatti avanti testimoni, seppure la zona fosse abbastanza frequentata. Gli uomini della polizia hanno già interrogato una prima volta la donna frequentata dalla vittima.
La frastornata città di Torino attende spiegazioni plausibili e una ricostruzione da parte degli inquirenti. Ad ora, l’omicidio di Massimo Melis appare come una vicenda troppo cruenta e inspiegabile per sembrare vera. Un mistero, degno di un gangster movie. Un intrigo, che getta nell’inquietudine tutte le persone che conoscevano la vittima, e non solo.