Poggiomarino, Carmine Amoruso è scampato al primo agguato datato il 9 Luglio 2009, venne ucciso l’innocente Nicola Nappo il quale era molto simile fisicamente a lui.
Amoruso era legato al gruppo mafioso di Antonio Giugliano, detto anche “o’ Savariell” il quale si scagliava contro il clan Sorrentino di Scafati, per questo motivo diventò il bersaglio dell’agguato al quale riuscì a sfuggire perché i sicari sbagliarono persona confondendo il ragazzo che gli somigliava.
Circa due mesi dopo Carmine Amoruso finì nella morsa dei Carabinieri di Poggiomarino i quali hanno dovuto inseguirlo, verrà arrestato per porto illegale di armi, durante il Settembre 2009.
Decise di collaborare con gli agenti e gli inquirenti circa le informazioni sul gruppo gestito da Giugliano, a metà Gennaio del 2021 ha ripensato alla sua decisione, abbandonando il programma di protezione prima dell’arresto dei 26 pregiudicati dell’organizzazione criminale gestita daa Antonio e Rosario Giugliano il 13 Aprile 2021.
Contro il gruppo criminale si era schierato Carmine Amoruso il quale rispose alle domande gli inquirenti in veste di collaboratore di giustizia, il gruppo cercò più di una volta l’omicidio nella località di San Marzano sul Sarno senza riuscire.
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Poggiomarino, Carmine Amoruso ha deciso di ritrattare sul programma di protezione degli agenti
Gli investigatori hanno trovato utili le informazioni di Carmine Amoruso, l’incarcerazione dei Giugliano fornì a Carmine Amoruso l’occasione di riprendere i rapporti con i delegati di Poggiomarino, per riuscire a dare una nuova vita criminale agli altri clan camorristici.
La scarcerazione che verrà dopo dei due esponenti Giugliano mise in guardia il clan di Carmine Amoruso, i quali rischiavano di terminare nel mirino dei clan mafiosi i quali erano molto legati in passato.
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Il clan degli Amoruso stava cercando di agire ed organizzarsi per agire in anticipo per mettere in atto un’azione correttiva nel rispetto della faida che stava per esplodere.
Gli investigatori stanno cercando di intercettare le conversazioni telefoniche di Carmine Amoruso e del fratello Marco, infatti le loro frasi una volta esaminate sono state poco chiare, i quali esordirono dichiarando che “tenevano alle cose” e che potevano “sparare anche alle mura di casa” se necessario.