Cina e Stati Uniti sono i paesi che emettono maggiori quantità di CO2 al mondo. La sfida alla transizione è di enorme portata e la Cina sembra rallentare sul clima, con qualche riserva: così l’obiettivo di ridurre le emissioni sembra sempre più lontano.
Mentre a Roma iniziano le prime fasi del G20 e i Paesi coinvolti entrano nel centro del dibattito sul clima e sulla crisi pandemica, Glasgow attende il vertice sul clima, un passaggio fondamentale per rafforzare gli impegni per ridurre le emissioni globali.
Rimane però il fatto che gli Stati Uniti rappresentano il Paese che rilascia le maggiori emissioni, solo dietro la Cina che, da più di un decennio ha conquistato il negativo primato di Paese più inquinante al mondo. Gli Stati Uniti rimangono comunque in testa per quanto riguarda la somma storica delle emissioni, come spiega la CNN.
Adesso, molti sperano in una gara al ribasso delle emissioni – un’impresa di notevole portata. Basterebbe guardare le ultime politiche implementate dalla Cina a causa delle crisi energetica: scelte che sono ricadute nell’apertura di altre miniere di carbone e dalla costruzione di nuovi centrali a carbone, in un tira e molla tra le provincie e Pechino. Oggi, come scrive la stessa CNN, la Cina rilascia il doppio delle emissioni rispetto agli Stati Uniti.
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L’ascesa della Cina nella classifica dei paesi più inquinanti del mondo è iniziata alla fine degli anni ’90, da quel momento, un ventennio di industrializzazione fitta ha fatto sì che la Cina superasse anche gli Stati Uniti che, ancora oggi rappresentano il Paese ad aver rilasciato maggiori quantità di CO2 dall’inizio dell’utilizzo dell’energia fossile.
COP26 sarà un difficile banco per entrambi i Paesi che dovranno dimostrare ancora una volta di voler mantenere le promesse sul cambio di rotta sul clima. Sicuramente, in questa corsa, gli Stati Uniti di Biden sembrano avere una marcia in più. Biden però deve fare i conti con una spaccatura dei democratici sul piano da 3.500 miliardi di euro per la transizione, messo a rischio da una parte del partito che potrebbe spingere il presidente a rivalutare e ridurre i fondi per far spingere il Congresso ad assecondare la misura.
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Dall’altra parte, la Cina dovrà lanciare messaggi certi, ad oggi poco chiari e senza una reale applicazione. La Cina è anche il Paese che produce e che consuma le maggiori quantità di carbone. L’Agenzia internazionale dell’energia ha dichiarato che, per raggiungere le emissioni zero, la produzione globale di energia dovrebbe pervenire al 90% da fonti rinnovabili.
Quel che colpisce è che, contrariamente a quel che si possa pensare, la Cina sta investendo in modo importante anche sulle energie rinnovabili, raggiugendo in larga misura il mix energetico degli Stati Uniti, come riporta la CNN, che spiega che la Cina ha generato 745.000 gigawattora di energia, proveniente dall’eolico e solare, quasi il doppio degli Stati Uniti.
Lo scenario futuro non è al momento prevedibile: in primis perché da una parte la Cina avanza in modo preponderante nella ricerca tecnologica sulle energie rinnovabile ma, dall’altra, rimane ferma nel limbo dell’indecisione e ancorata al carbone. Gli Stati Uniti devono invece affrontare altri problemi, di natura decisionale sì, ma anche di attuazione. Intanto l’ambiente aspetta certezze e la COP26 speriamo possa dirci qualcosa in più.
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