La vita dello scrittore Henri Charrière è finita per due volte sul grande schermo con i film intitolati Papillon: entrambi sono ispirati dalla sua storia vera, raccontata nell’omonima autobiografia.
Il film Papillon è uno dei grandi classici cinematografici. Uscito la prima volta nel 1973 con Steve McQueen e Dustin Hoffman nel ruolo dei protagonisti, è tratto dalla controversa autobiografia dello scrittore francese naturalizzato venezuelano Henri Charrière. Nel 2017 la pellicola è tornata sul grande schermo per un remake, con Charlie Hunnam e Rami Malek.
Il film è ambientato negli anni Trenta. Il 25enne Henri, soprannominato proprio Papillon per via di una farfalla tatuata sul torace, vive a Parigi fino a quando non viene incastrato per un omicidio che non ha mai commesso. Dopo essere stato condannato all’ergastolo viene costretto ai lavori forzati nella famigerata isola del Diavolo, nella Guayana francese, tra le peggiori colonie carcerarie del tempo.
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Con l’obiettivo di ritrovare la libertà perduta, il protagonista progetta varie fughe instaurando un’alleanza con il ricco falsario Louis Dega, il quale, in cambio della sua protezione, accetta di finanziarne la fuga. La dura e drammatica esperienza in carcere fa nascere tra i due un profondo e duraturo legame d’amicizia.
Papillon: la storia di Henri Charrière
Il romanzo omonimo da cui è tratto il film Papillon è stato pubblicato nel 1969, registrando un enorme successo di vendite grazie alla cronaca dettagliata della vita carceraria. Non mancarono tuttavia le polemiche in merito alla veridicità dei racconti legati all’isola del Diavolo. In tanti ne misero in dubbio l’autenticità a causa di alcuni paradossi riscontrati nella narrazione.
Nonostante testimoni dell’epoca confermarono il sistema crudele all’interno delle colonie penali, che costringeva i detenuti a vivere in condizioni disumane, in tanti continuarono a interrogarsi sull’attendibilità di alcuni tratti dell’autobiografia. Pare infatti che Henri Charrière avesse messo insieme le storie di diversi carcerati per dar vita una narrazione romanzata.
Lo scrittore, nato in Francia nel 1906 e morto in Spagna nel 1973, visse 13 anni di reclusione. Nato da una famiglia di insegnanti, per tre anni fece parte della marina militare: durante quell’esperienza si tatuò la farfalla che ha dato poi origine al suo soprannome. Dopo essere riuscito a ritirarsi dall’esercito nel 1927 a causa di un pollice mutilato, si stabilì a Parigi con Georgette Jeanne Fourel, che sposò nel 1929 per poi divorziare dopo soli sette mesi.
Nel marzo del 1930 fu ferito con un colpo di pistola un uomo di nome Roland Legrand, un macellaio noto ufficiosamente per essere un magnaccia. In ospedale, prima di morire, sussurrò alla polizia il nome del suo aggressore: Papillon Roger. Il soprannome di Charrière risultò fatale per la sua incriminazione: nonostante la sua dichiarazione di innocenza, professata per tutta la vita, l’uomo fu arrestato il mese dopo con l’accusa di omicidio e poi rinchiuso prima nel carcere della Guayana francese e in seguito in altre strutture, costretto a svolgere lavori forzati.
Negli anni di prigionia tentò numerose fughe, talvolta anche rocambolesche insieme ad altri detenuti. Complessivamente furono nove, la prima delle quali dopo soli 37 giorni l’arresto. Secondo alcuni studiosi di Henri Charrière, lo scrittore riuscì a corrompere diverse guardie nei suoi tentativi di fuga grazie al fatto che deteneva denaro. L’ultima evasione, avvenuta dall’isola del Diavolo negli anni Quaranta con una zattera di fortuna, lo fece arrivare fino a Caracas, in Venezuela, paese che non aveva accordi di estradizione con la Francia.
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Lì riuscì a stabilirsi e a iniziare una nuova vita da uomo libero. Nel 1956 divenne poi ufficialmente cittadino venezuelano. Nel 1970, un anno dopo la pubblicazione di Papillon, che superò le dieci milioni di copie vendute, ottenne la grazia dal presidente della Repubblica francese. Successivamente andò a vivere in Spagna, dove morì a causa di un tumore.