Carmen Consoli racconta di aver auto un figlio tramite la fecondazione assistita, ma loda il valore di un bambino nato da mamma e papà.
La cantautrice catanese Carmen Consoli, narra lo storia di come ha concepito suo figlio Carlo che ora ha 8 anni ed è nato grazie alla fecondazione assistita. L’artista racconta che aveva 38 anni quando ha sentito il bisogno di “allargare la famiglia” dal momento che il padre era morto e Consoli viveva sola con la madre.
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L’artista però afferma che sia meglio avere un bambino che sia nato dall’amore di una mamma e un papà e farlo crescere in una famiglia tradizionale. Consoli racconta l’importanza di sua madre Rosa nella cura di suo figlio Carlo Giuseppe. La possibilità di trovarsi un partner più giovane o un “toy boy”, non era contemplata. La paura piu grande è di illudere sia il padre sia il figlio di una famiglia assemblata a tavolino.
Dunque Carmen Consoli (@carmenconsolimusic) ha deciso di avere un figlio con la fecondazione assistita. Dopo essersi documentata grazie a esperienza di bambini nati con questo metodo e cresciuto con amore e con i valori di “famiglie etero cosiddette normali”, afferma in un’intervista Consoli. Dopo essere partita per Londra poichè, secondo la cantante, la fecondazione assistita è difficile da intraprendere, ma anche perchè questa tecnica è ammessa solo per le coppie. Chi non rientra in questi canoni, dunque, è costretto ad andare all’estero, con un grande dispendio economico che poche si possono permettere.
Per due anni Carmen Consoli si è recata a Londra e dopo un iter fatto di pratiche mediche e quesiti psicologici, ha potuto selezionare un donatore. Consoli sceglie il non anonimato del donatore, così se un giorno vorrà, suo figlio potrà conoscere il nome di suo padre. Per ora si sa che è laureato in medicina e amante della musica classica.
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Per la cantante catanese questo è un Paese in cui mancano le basi culturali, dalla possibilità di avere un figlio per una madre single, ad un’assistenza per l’eutanasia legale. “Bisogna riscoprire i mezzi culturali, come educazione, informazione e cultura, per far funzionare la demos-crazia, altrimenti il popolo diventa plebe”, afferma l’artista.
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