Gli Stati Uniti hanno chiesto “chiarezza” alla Turchia riguardo la decisione che ha portato all’espulsione degli ambasciatori occidentali che si erano mobilitati per la scarcerazione di Osman Kavala, tra i quali è presente un ambasciatore americano.
Erdogan ha annunciato l’espulsione di dieci ambasciatori occidentali impegnati in una mobilitazione per la scarcerazione di Osman Kavala. Il presidente turco ha annunciato che gli ambasciatori verranno dichiarati “persona non grata”.
Tra questi, è stato coinvolto un ambasciatore americano e ora gli Stati Uniti hanno chiesto “chiarezza” al riguardo alla Turchia.
Turchia: gli ambasciatori espulsi per aver sostenuto Osman Kavala
Erdogan aveva già espresso la volontà di dichiarare i dieci diplomatici come “persona non grata” ma non aveva fornito una data precisa sull’espulsione degli ambasciatori.
I dieci diplomatici si erano impegnati in una mobilitazione per la liberazione di Osman Kavala, filantropo detenuto in carcere da più di mille giorni: i diplomatici avevano lanciato un appello con lo scopo di fare attuare la sentenza emanata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo lo scorso dicembre.
La sentenza aveva dichiarato illegittima la detenzione di Kavala, avendo riscontrato delle violazioni dei diritti del filantropo. Era stata richiesta la sua scarcerazione ma senza risultati, in quanto Ankara non ritiene vincolante tale decisione.
Osman Kavala è stato per anni un interlocutore delle istituzioni europee ed ha fondato l’organizzazione Anadolu Kultur per la promozione dell’arte e della cultura e per la lotta alla violazione dei diritti dell’uomo.
Kavala è detenuto in carcere, con una richiesta di ergastolo: è stato accusato di aver agito come promotore per le proteste del 2013 per il parco Gezi, viste come un tentativo di rovesciare il governo da parte del pubblico ministero. Il filantropo ha comunicato di non essere intenzionato a partecipare alle udienze del processo, ritenuto non equo.
Gli ambasciatori espulsi per aver firmato l’appello per la sua scarcerazione provengono da Stati Uniti, Francia, Germania, Olanda, Canada, Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia, Svezia e Norvegia. In merito alla situazione, uno dei portavoce del Dipartimento di Stato degli USA ha dichiarato: “Siamo al corrente di quanto riportato e cerchiamo chiarezza”.