Il noto chef Alessandro Borghese non trova cuoci né camerieri: “Vogliano tutti essere gratificati, oggi il tempo è la vera moneta”
Chef cercasi, ma anche camerieri, pizzaioli, baristi e tanti figure nel mondo della ristorazione. E non basta essere uno chef affermato e un noto personaggio televisivo.
Anche se ti chiami Alessandro Borghese hai difficoltà a trovare personale. L’ha spiegato lui stesso in un’intervista al Corriere della Sera. Per il suo ristorante di Milano vorrebbe aprire un giorno in più e anche a pranzo ma non riesce a trovare figure. Oggi i giovani vogliono garanzie, ha detto, ed è favorevole perché mentre la sua generazione è cresciuta sottopagata e a ritmi pazzeschi. La nuova vuole “stipendi più alti, turni regolamentati e percorsi di crescita”.
Chi fa questo lavoro ben sa di cosa si sta parlando e già quello vissuto bastava per desiderare di cambiare lavoro. Poi è arrivata la pandemia che ha contribuito a cambiare le cose ancora di più. Borghese dice che alle riaperture non aveva più con sé collaboratori decennali: hanno preferito ritornare nelle regioni d’origine e fare un lavoro meno faticoso, psicologicamente e mentalmente, anche perché sono stati più tempo con la propria famiglie e “il tempo è vera moneta“.
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Alessando Borghese: “C’è bisogno di datoti di lavoro seri”
La Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, fotografa una situazione dove 120 mila lavoratori a tempo indeterminato nel corso della pandemia hanno scelto di fare un altro lavoro e ora mancano ancora i rimpiazzi.
Le condizioni restano quasi ancora quelle di una volta con molte ore e pochi soldi. Bisogna “lavorare in modo diverso“, dice lo chef. Oggi infatti è aperto cinque giorni su sette e non più tutti i giorni come prima, ma vorrebbe tornare almeno a sei ma per mancanza di personale non ci riesce.
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E da buon cuoco dà una ricetta, quella per far tornare appettibile questo lavoro e fare in modo che i giovani abbiano voglia di farlo: “Bisogna essere datori di lavoro seri, dare prospettive“.