Durante l’estate la Cina ha testato un missile ipersonico cogliendo di sorpresa gli Stati Uniti, che sono ancora al lavoro per sviluppare la tecnologia: ecco di cosa si tratta e perché può essere una minaccia.
Non è certo un segreto che la Cina aspiri a diventare la più grande potenza militare al mondo. La corsa agli armamenti del Dragone va avanti a ritmo serrato ma nemmeno gli Stati Uniti potevano aspettarsi passi avanti tanto rapidi nello sviluppo delle tecnologie offensive. Secondo quanto riportato dal Financial Times sulla base di citazioni anonime, Pechino ha infatti testato lo scorso agosto un missile ipersonico con capacità nucleare.
La notizia è emersa soltanto ora, cogliendo di sorpresa l’Occidente. La tecnologia ipersonica per gli armamenti non rappresenta una novità, dato che già diversi Paesi stanno da tempo lavorando al suo sviluppo, tra cui Russia, Corea del Nord e gli stessi Usa. Tuttavia secondo un report dell’intelligence americana la Cina ha dimostrato “di aver compiuto progressi sorprendenti”, come dimostrato dal test di pochi mesi fa.
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Il missile ipersonico della Cina preoccupa gli Stati Uniti: il motivo
Di solito quando Pechino testa un nuovo razzo lo annuncia pubblicamente con largo anticipo. A elencare e registrare ogni volta i lanci è l’Accademia Cinese di Tecnologia. Questo è avvenuto puntualmente fino al 77esimo test, risalente allo scorso luglio, quando sono stati mandati in orbita alcuni satelliti. L’elenco è però stranamente ripreso oltre un mese dopo direttamente con il lancio numero 79, saltando quindi il 78esimo. Gli analisti occidentali avevano subito notato la particolarità, collegandola a qualche progetto di natura segreta.
Alla fine la risposta è arrivata nei giorni scorsi proprio grazie alla rivelazione del Financial Times: la missione numero 78 riguardava il nuovo missile ipersonico. Si tratta di un razzo in grado di trasportare una testata nucleare, messo in orbita in modo tale che scenda in maniera planante verso l’obiettivo, a velocità di almeno cinque volte superiore a quella del suono. Il test di agosto lo ha visto volare a bassa orbita attraverso lo spazio, percorrendo senza problemi l’intera orbita della terra ma mancando il bersaglio prestabilito di circa 30 chilometri.
I missili ipersonici plananti fanno paura non tanto per la loro velocità, quanto per il fatto che siano manovrabili e quindi in grado di cambiare traiettoria, evadendo la difesa antimissilistica tradizionale. È per questo motivo che rappresentano una minaccia contro la quale ad oggi non esiste alcuna barriera. Gli Stati Uniti sono stati presi in contropiede in quanto non si aspettavano che la Cina potesse già essere in grado di fare il salto di qualità con i primi test.
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Ma a preoccupare è anche il fatto che il Dragone non faccia parte di alcun accordo internazionale contro la proliferazione delle armi. Pechino ha sempre dichiarato che utilizzerebbe le testate nucleari soltanto in caso di rappresaglia dopo un eventuale primo attacco, attuando quindi una sorta di politica militare “di non primo utilizzo”. Anche al Financial Times fonti vicine alle forze militare cinesi, interpellate circa il lancio di agosto del missile ipersonico, hanno confermato che gli investimenti sull’arsenale sono solo “a scopo difensivo”.
Tuttavia la posizione ufficiale non può certo rasserenare l’Occidente: una tecnologia del genere potrebbe puntare in qualsiasi momento non solo il cuore degli Usa, ma anche di tutti gli altri Paesi del mondo. Nessuno, allo stato attuale, sarebbe in grado di difendersi dall’innovativa arma senza una revisione del proprio sistema di difesa missilistico. La notizia diffusa dal Financial Times impone adesso una forte accelerazione su questo fronte.