Alfredino Rampi: addio ad Angelo Licheri, il volontario che si calò nel pozzo e che sfiorò le dita del bambini
Non è mai uscito da quel pozzo maledetto di Verminico, alle porte di Roma. Angelo Licheri l’ha sempre dichiarato perché se quarant’anni fa la vita di molti italiani è cambiata per via di quella tragedia, per lui ancora di più perché l’ha vissuta da vicino che più vicino non si può.
Pochi mesi dopo il quarantennale della tragedia è morto oggi Angelo Licheri, l’uomo che fu scelto per la sua esile corporatura di scendere in quel pozzo e provare a portare su Alfredino.
Aveva 77 anni ed era ricoverato in una clinica di Nettuno. A causa del diabete qualche anno fa gli hanno amputato una gamba ma ha sempre continuato a ricordare Alfredino. Del resto è una storia che nessuno può mai dimenticare nessuno, figurarsi poi per chi come lui ha sfiorato le dita di quel bambino, diventato figlio di tutti.
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Alfredino Rampi, Angelo Licheri: l’eroe di Vermicino
Angelo Licheri era semplicemente l’autista e facchino alla tipografia romana Quintini di via di Donna Olimpia, non uno speleologo o pompiere come allora fu scritto. Era un volontario, uno di quelli chiamati quando i primi tentativi di riportare su il bambino caduto accidentalmente la sera del 10 giugno 1981 non solo fallirono, ma peggiorarono la situazione.
I tunnel paralleli che furono scavati fecero cedere ancora di più il terreno. Nando Broglio, anche lui scomparso, fu il pompiere che parlò per molto tempo con Alfredino. Si chiamarono poi acrobati, contorsionisti, e si fece avanti anche Angelo che all’epoca aveva 37 anni ed era molto magro. Rimase là sotto per mezz’ora, il doppio del tempo previsto.
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Lo riportarono su, Angelo, che in quel poco tempo era cambiato e non sarà mai più lo stesso. In viso era diverso e non poteva essere altrimenti. Si abbandonò in un pianto liberatorio; dopo fecero lo stesso tutti gli italiani.