Il Padrino ha lasciato un solco nella storia della cinematografia mondiale: ecco alcuni particolarità del più grande racconto sulla mafia
Se oggi proliferano le serie crime lo si deve in parte a Francis Ford Coppola che nel 1972 realizzò Il Padrino, il primo film sulla mafia italo-americana. Per la società dell’epoca fu una pellicola nuova perché nessuno aveva mai raccontato quello che di tanto in tanto si leggeva sui giornali, ma soprattutto aveva narrato le dinamiche interna a una famiglia criminale.
Un film che, guardando allo storia dell’Italia, si può dire quasi profetico visto che nella realtà negli anni successivi la famiglia proveniente da Corleone sarebbe salita al vertice della mafia.
Le scene de Il Padrino sono icone del cinema mondiali come quella iniziale con il capo Don Vito Corleone, interpretato da Marlon Brando, che accarezza un gatto dietro la propria scrivania. In realtà il felino fu un’improvvisata. Poco prima di dare il ciak alla scena sul set comparve l’animale che non ne volle sapere di staccarsi dall’attore.
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Così Brando chiese al regista di tenerlo con sé e l’idea non sembrò male perché si adattava benissimo alla scena. Solo dopo emersero i problemi: il miagolio del gatto coprì la voce degli attori e in postproduzione si rimediò all’inconveniente.
Il Padrino, l’errore sulla scena del cavallo
Quando si vuole imitare Don Vito Corleone si indurisce la mascella per darle una forma quasi innaturale, spinta in avanti. Si disse che Brando girà quelle scene con del cotone in bocca ma in realtà lo usò solo al provino e durante il film fu fatta apposta una protesi dal dentista.
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Quando si vuole omaggiare il film si imita, appunto, la mascella di Don Vito o si fa riferimento alla testa del cavallo nel letto. È una scena famosissima ma c’è un errore che ai più attenti non è sfuggita. Khartoum è lo stallone che Woltz mostra a Tom e ha una macchia bianca in testa. Quando l’animale si ‘rivede’ nella famosissima e drammatica scena successiva, sulla testa non c’è nulla.