Tragedia del Mottarone, interrogato un Procura un uomo che lavorava alla funivia ha consegnato alcuni audio che aveva conservato
La cabina 3 della funivia del Mottarone crollata a maggio e che ha provocato 15 vittime, già nel 2019 fu segnalata perché aveva dei problemi all’impianto frenante. A rivelarlo è un ex dipendente che nel corso delle indagini è stato ascoltato dalla Procura di Verbania. L’uomo ha consegnato ai magistrati due audio risalenti al 27 maggio 2019 che aveva conservato sul proprio cellulare.
Secondo quanto emerso, dagli audio emergono delle minacce di licenziamento al dipendente. Ci sono le voci del vice capo servizio Silvio Rizzolo che riferiva al dipendente di aver relazionato a Gabriele Tadini, il capo servizio della funivia, oggi ai domiciliari, e a Luigi Nerini, il gestore dell’impianto iscritto nel registro degli indagati. Proprio nell’ufficio di quest’ultimo sarebbe avvenuto la minaccia conclusione del rapporto lavorativo.
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Strage del Mottarone: “Tanto la funivia non cade”
I problemi riscontrati alla cabina 3 era l’uscita di pressione minima dalla valvola di non ritorno e perdita di olio dalla centralina del freno di emergenza. Per tali motivi erano inseriti i forchettoni il giorno dell’incidente e la cabina non aveva il freno di emergenza.
L’ex dipendente ha raccontato che con Gabriele Tadini il 28 maggio 2019 effettuò un controllo alla cabina 3. Quest’ultimo disse che la verifica era andata a buon fine: “Tanto la funivia non cade”. Sul registro controllo questo approfondimento non è stato annotato né tantomeno sul libro vettura che Tadini avrebbe dovuto creare ex novo.
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Il giorno precedente l’ex dipendente fece una nota consegnata al gestore dell’impianto Luigi Nerini da inoltrare a un altro indagato, Enrico Perocchio. “Non so che fine abbia fatto tale documento – ha detto l’ex dipendente – io non ne ho mai sentito parlare”.