Durissimo atto di accusa della Procura di Marsala contro la morbosità dei talk show sul caso della scomparsa di Denise Pipitone. Il motivo
La lunga e drammatica vicenda legata alla scomparsa della piccola Denise Pipitone, avvenuta il 1 settembre 2004 a Mazara del Vallo, annovera un nuovo capitolo. Ed è un capitolo che farà discutere a lungo.
Il nuovo capitolo della vicenda arriva dalla Procura di Marsala che nella richiesta di archiviazione per le posizioni processuali di Anna Corona e Giuseppe Della Chiave punta il dito con durezza e fermezza contro i programmi televisivi che si occupano del caso. In particolare i talk show.
“L’influenza dei media – si legge nelle carte della Procura – è ad un punto tale che non si limitano a raccontare gli eventi”. Ma, accusa i PM, fanno a gara a chi arriva per primo nel provocarne di nuovi. Specificando che questa condotta ha una sgradevole interferenza nelle indagini.
Caso Denise Pipitone: l’atto di accusa della Procura di Marsala
I Pubblici Ministeri del Tribunale siciliano accusano i talk show di generare una quantità inusitata di testimonianze, a cui poi gli stessi uffici devono dare udienza, intasando il lavoro e rallentando il corso reale della Giustizia.
Testimonianze che spesso sono frutto di morbosità e protagonismo di chi vuole apparire in televisione e che nella maggior parte dei casi si rivelano false ed infondate. Secondo l’atto della Procura di fatto i media si sostituiscono agli investigatori. Un atto di accusa gravissimo che, in punta di diritto, potrebbe generare procedimenti giudiziari.
La vicenda del procedimento su Anna Corona e Giuseppe Della Chiave è un caso di scuola e che farà giurisprudenza. Dalle testimonianza rilasciate ai talk show apparivano evidenti le responsabilità dei due soggetti nella sparizione di Denise. All’atto pratico, dopo le verifiche degli inquirenti, i fatti venivano smontati pezzo per pezzo evidenziandone la falsità. Chiamati alla loro responsabilità i falsi testimoni non sono riusciti a fornire spiegazioni credibili sulle frasi riferite in televisione.
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Tutto questo, ovviamente, ha generato confusione giudiziaria, perdita di tempo prezioso e soprattutto costi inusitati. Ad oggi, calcola una nota associazione che vigila sul regolare funzionamento della Giustizia Italiana, le indagini sul caso Denise Pipitone sono costate ai contribuenti 30 milioni di euro generando oltre 500.000 pagine di atti giudiziari. Per nulla.