Esce in questi giorni il primo libro di Francesca Neri “Come Carne Viva” al suo interno un accorato e drammatico racconto della malattia invalidante che l’ha bloccata per tre anni e che di fatto l’ha indotta a lasciare il cinema: la cistite interstiziale
In questi primi giorni di autunno esce il libro di Francesca Neri, edito da Rizzoli, Come Carne Viva. Per la prima volta, dal momento dell’abbandono del cinema, avvenuto nel 2015, l’attrice trentina ma ormai romana di azione, 57 anni lo scorso 10 febbraio, racconta i veri motivi che l’hanno costretto a questo passo.
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Francesca Neri lo ha fatto con una bella e lunga intervista rilasciata all’edizione oggi in edicola del Corriere della Sera. L’attacco è durissimo: “Durante la fase acuta della malattia ho accarezzato l’idea del suicidio”.
Ed è un cazzotto nello stomaco per chi la ricorda bella, ironica, profonda e sensualissima nei film che l’hanno resa famosa come Le Età di Lulù di Bigas Luna, Carne Tremula di Pedro Almodovar e l’immenso Pensavo Fosse Amore…e invece era un calesse di e con Massimo Troisi.
La Neri, con grande sincerità, racconta cosa le è accaduto. Soffre di una malattia misconosciuta ma fortemente invalidante, la cistite interstiziale. Si tratta, secondo quanto riporta il Ministero della Salute, di una “disfunzione cronica a carico delle pareti pelviche”. Questo fattore rende difficile e costante l’urinare. Il dolore, spiegano alcuni siti specializzati, è dieci volte più potente di quelli legati al ciclo mestruale.
Francesca Neri racconta il dramma della cistite interstiziale
La Neri spiega che ha vissuto per tre anni la fase acuta e che ora la malattia è cronicizzata. Ci convive. “Devo privarmi di cose che scatenano la reazione e la recrudescenza della malattia”. Tra cui l’aria condizionata, il caldo al mare e certi cibi di uso comune.
In sostanza ogni “sconfinamento” genera una nuova lacerazione sulla parete pelvica con conseguenze dolorosissime. Ha provato di tutto per curarsi: “Dall’urologia, all’ Agopuntura, all’ ayurveda, alla nutropuntura ed all’ozonoterapia”.
Ma la cura definitiva non esiste se non quella dei suoi cari che in questi anni le sono stati vicino con amore e dedizione. Li cita per nome, il marito Claudio Amendola il figlio Rocco e a sorpresa la collaboratrice familiare Kadija.
Il libro in uscita, che Francesca Neri definisce una autogeografia: “Una mappatura dell’anima non una autobiografia”, tocca anche temi scottanti come il drammatico rapporto con la madre: “Totalmente aneffettiva, avevo l’incubo di diventare come lei”. Ma anche quello con gli uomini prima di Claudio Amendola con cui ormai vive, tra alti e bassi come tutte le coppie, da 25 anni.