“Vendetta: guerra nell’antimafia” è il titolo della nuova docuserie degli autori Ruggero Di Maggio e Davide Gambino, che debutterà il 24 settembre su Netflix. Gli autori hanno raccontato le storie di due esponenti dell’antimafia, che si sono ritrovati a scontrarsi e ad avere a che fare con gravi accuse.
Davide Gambino e Ruggero Di Maggio sono gli autori, direttori e produttori della serie “Vendetta: guerra nell’antimafia”, disponibile a partire dal 24 settembre su Netflix. Gambino e Di Maggio hanno seguito le vicende di due esponenti dell’antimafia, protagonisti della serie, che si sono ritrovati a scontrarsi tra loro a seguito di accuse gravi.
Vendetta: una guerra dentro la guerra alla mafia
Gambino e Di Maggio hanno lavorato con la loro società siciliana, Mon Amour Films, e la società inglese Nutopia nella ricostruzione delle vicende e dello scontro tra Pino Maniaci e Silvana Saguto.
Gli autori della docuserie sono entrambi originari di Palermo e sono cresciuti negli anni ’90. In questi anni la città visse la strage di Capaci (1992) che diede il via ad un periodo di lotta a Cosa Nostra, con la presenza dell’esercito, dei magistrati e dei giornalisti. Con queste influenze, i due autori hanno deciso di seguire la direzione dell’antimafia e di raccontare le vicende dei due protagonisti della serie, dando spazio a più punti di vista per poter avere una rappresentazione imparziale dei fatti.
I protagonisti della docuserie sono Pino Maniaci e Silvana Saguto. Maniaci è un giornalista e conduttore di Telejatoda, la sua emittente TV siciliana: da più di 20 anni si occupa di lotta alla criminalità organizzata. Saguto è stata presidente della sezione Misure di Prevenzione, lavorando per anni come giudice nella lotta alla mafia in Sicilia; oggi è ex magistrato del Tribunale di Palermo.
Le vite due due protagonisti si sono intrecciate nel 2013, anno in cui Maniaci ha cominciato a condurre una serie di inchieste riguardo episodi di corruzione di alcuni rappresentanti della magistratura siciliana, concentrandosi in particolare sulla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo e su Silvana Saguto.
Maniaci accusò Saguto di sequestro indebito di beni, con complici il marito ed alcuni collaboratori. Saguto accusò a sua volta Maniaci di aver favorito la mafia e, nel 2016, la procura di Palermo avviò un’indagine per diffamazione ed estorsione verso quest’ultimo. L’accusa verso Maniaci era di aver denigrato o esaltato, nei suoi servizi televisivi, determinati mafiosi e politici per ottenere pagamenti in denaro. Nello stesso anno, iniziarono le indagini anche per Saguto, con 39 capi d’accusa tra cui corruzione, abuso d’ufficio e appropriazione indebita.
Entrambi i protagonisti hanno, quindi, iniziato le loro carriere combattendo la mafia, per poi finire in uno scontro tra loro, accusati dei reati contro cui lottavano. Maniaci e Saguto si dichiararono innocenti, incolpando l’altro e dicendo di essere vittime di una vendetta.
Le riprese per la docuserie sono iniziate nel 2005 e sono proseguite fino al 2021, non in maniera continuativa. “Con rispetto e senza giudicare” i produttori hanno seguito le vicende dei protagonisti, incontrandoli e osservando tutto con “spirito critico” e “permettendogli di esporre il loro punto di vista”.