Amazon ha bandito 600 marchi per recensioni truffa

Il colosso Amazon ha deciso di mettere al bando 600 marchi, accusati di aver generato recensioni false. Si tratta di brand cinesi che avrebbero violato le politiche di Amazon e le condizioni di vendita. Così il colosso fondato da Jeff Bezos, ritorna a fare i conti con il problema delle recensioni truffa, una spina nel fianco dell’e-commerce che l’azienda ha cercato di combattere soprattutto negli ultimi anni.

Amazon Prime (Photo by Leon Neal/Getty Images)

Il colosso dell’e-commerce torna ad alzare la voce contro i marchi che violano le politiche di vendita dell’e-commerce più popolare del mondo. Questa volta è toccato a 600 marchi cinesi che avrebbero violato le politiche sulle recensioni dei prodotti acquistati. I prodotti venivano venduti tramite 3.000 account diversi. I fatti sono in realtà un continuum con la sospensione che aveva interessato, in primavera, alcuni marchi presenti sulla piattaforma. Allora però, le sospensioni sembravano temporanee, oggi, invece, Amazon sembra aver bandito per sempre alcune aziende dal proprio store.

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Quella delle recensioni a cinque stelle, in cambio di prodotti o altri benefit, è un qualcosa di conosciuto, sia ad Amazon che, soprattutto, agli stessi utenti. Non era difficile infatti, soprattutto in tempi passati, ricevere un bigliettino all’interno del prodotto o a volte una mail dettagliata con le indicazioni da seguire per ricevere un buono, un prodotto o altri tipi di benefici. Questo garantiva a diversi brand alte recensioni che, su Amazon si traducono per forza di cose in un vantaggio nelle vendite.

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Basti pensare che, nella scorsa primavera, Amazon aveva bandito marchi come Aukey, Mpow e Vava, aziende non proprio sconosciute e popolari per i prezzi accessibili per l’acquisto ad esempio, di caricabatterie, cuffiette, cavi e di altri accessori. Questa volta però, per molti di questi brand e i 600 bloccati (delle quali l’e-commerce fondato da Bezos non ha ancora rivelato l’identità) la strada di una sospensione definitiva sembra quella più reale. Nel mese di luglio Amazon aveva inoltre chiuso un circuito del gruppo Shenzhen Youkeshu Technologydi 340 negozi. L’accusa, anche il quel caso, sempre per la violazione delle politiche sulla vendita dei prodotti sulla piattaforma.

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