Bonus bebè e assegno maternità agli stranieri che avevano visto l’Inps respingere la domanda: il caso dei ricorsi
I cittadini stranieri titolari di un permesso unico di lavoro possono beneficiare dell’assegno di natalità, cosiddetto bonus bebè, e dell’assegno di maternità. La misura non deve riguardare solo chi ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione Europea dopo il caso di un ricorso presentato contro l’Inps.
L’istituto di previdenza italiano si era rifiutato di erogare i due servizi motivando che secondo la legge n. 190/2014 un requisito è la titolarità di un permesso di soggiorno di lungo periodo.
Il caso era arrivato alla corte di Bruxelles su richiesta dei giudici della Corte Costituzionale italiana. L’accesso a queste prestazioni sociali sono riconosciute dall’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue mentre la direttiva 2011/98 concede la parità di trattamento nel settore della sicurezza ai lavoratori di paese terzi. Proprio in base a quest’ultima direttiva la Corte dell’Unione Europea ha stabilito il diritto del beneficio.
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Bonus bebè e assegno maternità, cosa cambia da gennaio
Ora l’Inps dovrà versare gli aiuti ai cittadini che precedentemente avevano fatto richiesta e che si erano visti respingere la domanda, ha precisato l’Asgi, l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.
Ma le incertezza sulla norma non sono finite e potrebbero essercene altre da gennaio. Ancora l’Asgi ricorda che dal 2022 i due assegni saranno erogati in un unica prestazione che supera la limitazione ora dichiarata illegittima, “ma che ancora non prevede una chiara estensione a tutti gli stranieri destinatari della direttiva 2011/98”.
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Ci sono ancora invece prestazioni che il suddetto limite (beneficio solo a chi ha un soggiorno di lungo periodo), ce l’ha ancora come il bonus asili nido e il Parlamento Italiano, dice ancora l’Asgi, dovrà lavorare per evitare altre condanne della Corte Ue.