Padre fermato al rientro dall’Africa: “Mio marito ha fatto una cosa orribile”, afferma la moglie dopo aver appreso l’infibulazione fatta alle due bambine.
L’infibulazione consiste nell’asportazione del clitoride, delle piccole e grandi labbra vaginali e cucitura di buona parte della vulva. L’infibulazione è una pratica che si può riscontrare in alcuni paesi soprattutto quelli islamici e africani, dove viene consigliata come sistema ritenuto utile a mantenere intatta l’illibatezza della donna e impedire alla donna di conoscere l’orgasmo prima del matrimonio. Una pratica effettuata da medici improvvisati spesso senza anestesia e largamente vietata in gran parte del mondo, tranne alcuni paesi sudafricani e medio-orientali chela ritengono come una pratica culturale importante.
Tra i paesi in cui questa pratica è legalmente punibile è l’Italia, è punito con la reclusione da 4 a 12 anni, pena aumentata di un terzo se la mutilazione viene compiuta su una minorenne, o eseguita per fini di lucro. Dunque il padre piacentino delle due bimbe ha dovuto spostarsi in Burkina Faso – anche se lui è originario della Costa d’Avorio – per farle praticare l’infibulazione.
Dopo essere tornate in Italia le due le due ragazzine sono state visitate dai medici della Asl che hanno confermato quanto raccontato dalla madre. Immediata la denuncia ai carabinieri e l’arresto. Nessun dubbio per la Procura, che racconta di un rito disumano vietato dalla legge italiana e punita dal codice penale italiano anche se il reato è commesso all’estero.
Una pratica purtroppo ancora diffusa anche in Italia, infatti le due bambine piacentine non sarebbero nemmeno le uniche vittime di queste pratiche tribali e cruente. Solo l’AUSL di Piacenza ha registrato negli ultimi mesi una decina di casi accertati di donne infibulate. La responsabile del consultorio di Piacenza, la ginecologa Cristina Molinaroli dichiara: “Le bambine infibulate sono anche indottrinate a ritenere la cosa giusta”.
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La presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini si interroga “sulla condizione femminile in troppe famiglie di immigrati in cui vige un regime talebano. La mutilazione genitale è un’usanza tribale che, pur non essendo legata ad alcun precetto religioso, viene purtroppo ancora praticata da alcuni imam”.
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