La crisi ambientale e l’impatto umano sull’ambiente, mettono ogni anno a rischio gli ecosistemi e la biodiversità, anche quella marina, scrigno di meravigliose e affascinanti creature che oggi temono di esser spazzate via dall’estinzione. È questo il caso di quattro specie di squali su dieci, costrette a fare i conti con le avversità e con una crescente diminuzione della tutela.
Dal 3 all’1 settembre, in Francia, si terrà il Congresso mondiale sulla conservazione delle specie animali e vegetali (Congresso mondiale sulla conservazione dell’IUCN) – un importante evento per modificare l’agenda sulle priorità di conservazione della biodiversità. Nella cosiddetta “Lista Rossa IUCN” cita ben 39.000 specie a rischio estinzione, e 902 già estinte. Il tempo è l’avversario principale per scongiurare una catastrofica diminuzione della biodiversità.
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La minaccia colpisce soprattutto gli ecosistemi marini. Gli oceani sono diventati sempre più inospitali e spesso alcune specie sono state costrette a cambiare il proprio stile di vita a causa del cambiamento climatico, altre invece, hanno ceduto alla crisi. Come spiega la BBC, a rischiare maggiormente sono gli squali. Quattro specie su dieci rischiano difatti l’estinzione, questo a causa anche dell’aumento della pesca di questi animali marini. In tal merito, in una dichiarazione rilasciata alla stessa BBC, il dottor il dottor Andy Cornish, direttore del programma del gruppo di conservazione degli squali del WWF, ha spiegato che piano piano “stiamo perdendo questo gruppo di creature e che proprio per questo, senza perder altro tempo, urge “il disperato bisogno di un’azione urgente”.
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Fortunatamente non tutte le notizie sono negative. Molte specie di tonno ad esempio, classificate a rischio estinzione a partire dal 2011, sono oggi salve, anche se alcune specie rimangono comunque nella fascia di rischio, come quello rosso di alcune zone dell’Atlantico e di quello giallo nell’Oceano Indiano. Questo grazie al lavoro di molti ambientalisti e delle ONG che hanno garantito negli anni una maggiore tutela del tonno. Rimane quindi un doppio volto, che denota da una parte la ripresa di alcune specie, soprattutto nell’anno pandemico, e dall’altra il forte rischio che la biodiversità possa essere invalidata dall’intervento dell’uomo e dalla crisi climatica.
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