WhatsApp ha ricevuto una multa di ben 225 milioni di euro per non aver rispettato le leggi sulla privacy dei dati dell’Unione Europea. Il colosso tecnologico ha annunciato ricorso.
Multa salatissima per WhatsApp, il popolare sistema di messaggistica istantanea nato nel 2009 e da ormai sette anni facente parte del gruppo Facebook Inc. L’Irlanda, sede europea della società statunitense, ha imposto su decisione della Data Protection Commission una sanzione di 225 milioni di euro con l’accusa di aver violato le leggi sulla privacy dei dati dell’Unione Europea. Si tratterebbe di “infrazioni di natura molto grave”. Secondo quanto si apprende, WhatsApp non avrebbe “assolto agli obblighi di trasparenza” nei confronti dei suoi utenti in relazione alla comunicazione sulla raccolta e sull’utilizzo dei dati personali.
In seguito alla multa, il colosso tecnologico ha reso noto tramite un portavoce di non essere d’accordo con la decisione e ha annunciato di voler ricorrere all’appello presso la Corte Europea poiché le sanzioni “sono del tutto sproporzionate”. Inoltre ha voluto specificare di essersi sempre impegnata a garantire ai propri utenti, che sarebbero circa due miliardi in tutto il mondo, “un servizio sicuro e privato” e di aver lavorato costantemente alla trasparenza e completezza delle informazioni fornite.
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Multa da 255 milioni per WhatsApp: l’indagine
Come sottolineato dai media irlandesi, quella inflitta a WhatsApp è la seconda multa più alta comminata a un’azienda tecnologica ai sensi delle leggi sui dati dell’Unione Europea. La sanzione rappresenterebbe circa lo 0,8% del profitto di Facebook dello scorso anno. L’indagine è stata avviata alla fine del 2018 ma la decisione è arrivata soltanto dopo un sollecito avanzato nell’estate 2020 dal Consiglio europeo per la protezione dei dati personali. Dopo la richiesta degli enti regolatori europei la multa è stata rivista al rialzo. A WhatsApp sarebbero stati concessi tre mesi per conformare la sua comunicazione agli utenti alle diverse disposizioni della legge europea sulla privacy del 2018.