Una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature Climate Change fa il punto sulla grave situazione del cambiamento climatico e l’effetto che questo comporta sull’innalzamento medio del livello dei mari. Le previsioni sembrano confermare uno scenario inconfutabile: il livello dei mari subirà, anche sotto la soglia di 1,5°C, un aumento di circa 100 volte entro il 2070, mettendo così a rischio diverse città costiere. Intere coste messe a rischio dall’erosione e insediamenti umani in pericolo.
Il livello del mare è, forse, uno degli argomenti meno discussi per quel che concerne il dibattito pubblico sui cambiamenti climatici. Diversamente, invece, la comunità scientifica monitora da molto tempo l’aspetto del livello del mare e gli effetti collaterali che questo ha nei confronti degli ecosistemi costieri, ma anche dal pericolo reale per l’uomo. L’innalzamento dei mari è un dato oramai incontrovertibile. La Nasa ha stimato che in Italia è presente il forte rischio che il livello del mare si innalzi fino a 80 cm.
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Il riscaldamento globale ha certamente influito sul processo dell’aumento dell’altezza del livello del mare – spesso maree, onde estremamente alte e tempeste. Le inondazioni sono un esempio della difficolta anche di arginare il rischio. Secondo lo studio eventi del genere saranno sempre più frequenti a causa del riscaldamento globale, anche se la temperatura dovesse rimanere sotto 1,5°C. La ricerca si basa su un approccio multi-metodo, simulando situazioni che vanno da 1,5 a 5°C poi applicati alla maggior parte delle coste globali.
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Nella ricerca pubblicata su Nature Climate Change, si stima che, almeno il 50% delle 7.000 località studiate, avrà un impatto con gli effetti del cambiamento climatico entro il 2100, raggiungendo livelli di altezza estremi, anche sotto la fatidica soglia di 1,5°C. Le zone più sensibili, spiega poi la ricerca, sono i tropici. Le coste, soprattutto quelle a rischio come le aree sub-tropicali, sembrano non esser pronte per frenare il pericolo di inondazioni costiere e, molto probabilmente all’erosione di quest’ultime. A rischio anche ampie zone del Mediterraneo e della penisola araba.
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