Oxana Corso, ha passato la sua vita sulla pista d’atletica, ha preso le Paralimpiadi di Tokyo 2020 nel verso giusto e molto sul serio.
Giunge da un orfanotrofio russo, l’azzurra ha chiesto in molte occasioni si poter gareggiare con i normodotati, ha dichiarato che una volta terminata la loro carriera, gli atleti paralimpici non diventeranno finanzieri, proprio perché non hanno gli stessi requisiti fisici.
La sua speranza è sempre stata quella di cambiare le cose, ha 24 anni i suoi genitori adottivi l’hanno portata a Roma da un orfanotrofio di San Pietroburgo con sua sorella più piccola.
Entrambe giungono dalla Russia, non ha nessun ricordo prima di esser giunta in Italia, l’unica cosa che ricorda è il problema ai piedi che ha avuto sin dalla nascita.
In Italia ha scoperto di avere una celebro lesione derivata da una sofferenza posta parto che ha colpito i suoi arti inferiori, in Italia ha imparato a convivere per trasformare la sua disabilità in un punto di forza.
La sua disabilità è diventata a tutti gli effetti un punto di forza, nel momento in cui gareggia sorride, dichiarando che lo sport è sempre stato il centro della sua vita.
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Oxana Corso, se non fosse un’atleta non riuscirebbe a descriversi al di là del lavoro che fa
Gareggia nella categoria T35, infatti è una delle ultime atlete che riesce a gareggiare in piedi, subito dopo ci sono le carrozzine. A Londra quando aveva 17 anni ha vinto due medaglie d’argento dei 100 e dei 200 metri mentre dal 2013 detiene il record mondiale per la categoria dei 400.
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Con Tokyo partecipa alla sua terza Paralimpiadi per cancellare il mancato podio a Rio, ama Van Gogh, ed è stregata dal Museo del Prado di Madrid, tifa la Lazio, proprio come suo padre e ama collezionare diversi DvD.
Ha sempre una valigia in mano ed è pronta a viaggiare, da sempre ha bruciato le tappe per via della responsabilità che sente vestendo la maglia dell’Italia, un giorno sogna di poter continuare a servire il suo paese con la divisa della Guardia di Finanza.