Il riscaldamento globale continua a provocare ingenti danni alla biodiversità: incendi, temperature elevate e una scarsa protezione ambientale hanno distrutto, soprattutto in questi ultimi due decenni, una straordinaria quantità di beni naturalistici e interi ecosistemi. Gli effetti sull’uomo sembrano però esser quelli meno evidenti, nascosti dietro alla velata realtà, che dimostra come l’essere umano sia in grave pericolo.
I danni provocati dall’uomo hanno portato la temperatura terrestre all’innalzamento. I ghiacci dei poli sono stati certamente gli ecosistemi che hanno subito maggiormente la crescita rapida delle temperature. I danni sono stati evidenti, così come un crollo della circolazione polare, essenziale per lo stesso controllo delle temperature. Gli effetti del riscaldamento sono ormai visibili e incontestabili, anche da chi rimane ancora restio nei confronti del concetto – ma perché gli effetti diretti sugli essere umani sono così difficili da evidenziare seppur in costante aumento? è forse solo una questione di percezione? Come spiega BBC Future, il 30% della popolazione mondiale oggi è messa in pericolo dai rischi dell’esposizione alle elevatissime temperature, che in media coprono ormai 20 giorni l’anno. Un rischio che, seguendo l’attuale curva potrebbe esporre, entro il 2100 il 70% della popolazione.
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Gli effetti dell’elevato calore sull’uomo sono spesso sottovalutati, tanto da non avere un numero effettivo e misurabile di vittime causate dal caldo. Basti pensare che in Giappone, nel 2018, a causa del caldo, sono morte più di 1.000 persone, numeri pandemici. Spesso il limite è quello della scarsa comunicazione e della reale considerazione del caldo come pericolo mortale, tanto che alcuni Stati stanno iniziando a creare alcune piccole contromisure per sensibilizzare i cittadini. Ad esempio, in California, alcuni ufficiali, spiega la BBC, hanno richiesto una scala simile a quella degli uragani per classificare il caldo. Il rischio di una scarsa comunicazione colpisce soprattutto gli anziani, i più esposti e i meno raggiungibili dal punto di vista degli avvisi digitali, come nel caso della messaggistica. Tra l’altro, in un soggetto anziano, distinguere gli effetti del caldo, rispetto ad altre patologie, è molto complicato, anche per quanto riguarda l’assunzione di alcuni farmaci.
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In modo quasi paradossale, molti considerano il freddo molto più letale del caldo, un’affermazione corretta forse in passato, ma meno reale nel presente. Molti governi si concentrano difatti, molti di più sugli effetti del freddo e della stagione invernale, rispetto all’estate e alle alte temperature. Una soluzione potrebbe essere però in qualche modo dettata da alcuni comportamenti dei cittadini ma soprattutto dagli interventi di carattere pubblico. Una maggiore implementazione del verde nelle aree urbane ma anche sui tetti e nelle abitazioni porterebbe effettivamente diversi benefici: come racconta la BBC, a dimostrarlo è un’analisi effettuata a Baltimora, dove l’aumento del 10% degli alberi ha evitato ben 83 morti l’anno – questo secondo uno studio pubblicato sulla rivista Ecological Modelling. Esistono inoltre diversi metodi di raffreddamento, come quello suggerito dalla BBC Future, a base di HFC a base di acqua e utile soprattutto in luoghi poco umidi. Rimane il fatto però che l’attenzione minima di alcuni politici nei confronti del riscaldamento globale non aiuta certamente nemmeno sul piano dei finanziamenti. Le zone più a rischio sono le zone a basso reddito, quelle più esposte al lassismo delle amministrazioni – a dimostrazione, anche in questo caso, che le disuguaglianze sociali saranno ancor più ampie anche nel futuro.