Il settore del trasporto marittimo deve fare i conti con una congestione che mette a rischio una buona fetta del commercio mondiale. Costi alle stelle, porti congestionati e navi portacontainer ferme o rallentate da un’ingranaggio che non sembra più funzionare e che, potrebbe alimentare la crisi dei prodotti con il Natale in arrivo. La CNN ha tracciato il sentiero che sta portando il settore al collasso.
Pochi mesi fa, quando la Ever Given rimase incagliata nel Canale di Suez per una settimana, molti di noi, molto probabilmente per la prima volta, capirono l’essenzialità e l’importanza, a volte messa in secondo piano, dell’importanza del trasporto marittimo. Sui giornali e sul web impazzavano foto e opinioni sul congestionamento del Canale e, ogni giorno di più, l’opinione pubblica percepiva come, in fin dei conti, le navi portacontainer sono ancora oggi uno dei motori fondamentali per lo scambio e il commercio internazionale. Basti pensare che, dal quel 23 marzo, la nave è arrivata a destinazione solo quattro settimane fa, nel porto di Rotterdam, con a bordo 18.300 container, per un valore stimato di quasi 600 milioni di euro.
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La pandemia ha pesantemente influito sulla crisi del commercio marittimo, colpendo tutti i settori. I costi del trasporto hanno raggiunto livelli mai visti prima e, le risorse sono diventate mese dopo mese sempre più carenti, così come però la stessa domanda. Adesso, i dubbi relativi all’evoluzione della pandemia gettano ancor di più caos sulla gestione dei porti e sul trasporto. Molto probabilmente, come spiega la CNN, questo si tradurrà, per forze di cosa, in un aumento considerevole dei prezzi durante alcune stagioni. Sono diverse le grandi aziende che hanno però deciso di interrompere alcune forniture. Il caso più significativo di una congestione portuale, arriva proprio in questi giorni dalla Cina, chiuso dopo che un dipendente era risultato positivo al coronavirus – il porto è chiuso dall’11 agosto e questo ha provocato parecchi ritardi, soprattutto perché a chiusura colpisce il terzo porto container più trafficato del mondo. Altri porti vivono situazioni di forte crisi, anche per gli effetti a lungo termine del blocco del Canale di Suez di marzo.
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Le previsioni, come spiega i quotidiano, facendo riferimento alle parole di Rolf Habben Jansen, CEO di Hapag-Lloyd, è un allentamento “solo nel primo trimestre del 2022 al più presto”. Questo non esclude quindi che gli effetti della crisi colpiranno anche le festività natalizie, dove il consumo arriva ai livelli massimi annuali. Il costo del trasporto ha subito un aumento, non solo negli Stati Uniti o in Cina, ma anche in Europa. In alcuni casi si parla di un incremento del costo del 360% rispetto allo scorso anno. La chiusura di altri porti, come quello di Yantian, a nord di Hong Hong, che ha poi però ripreso il normale funzionamento, provocando però ingenti danni al trasporto, ha fatto percepire agli addetti del settore tutte le fragilità dovute alla pandemia e ha messo in guardia gli esperti sulle probabili ripercussioni sul Natale. La congestione ha colpito anche i porti americani: come quello californiano – un trend che sta colpendo una buona parte dei porti dell’oltreoceano. Il blocco e il rallentamento nel trasporto è la causa anche di magazzini stracolmi di beni e una considerevole pressione sul trasporto aereo, chiamato a colmare il deficit di quello marittimo.
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