Dopo Israele anche gli Stati Uniti autorizzano la terza dose del vaccino anti Covid per tutta la popolazione. L’Italia continua a monitorare l’andamento dell’epidemia ma non è escluso che in autunno possa arrivare l’ok per anziani e pazienti fragili.
Ufficiale: a partire dal 20 settembre gli Stati Uniti inizieranno a somministrare su larga scala anche la terza dose del vaccino anti Covid, come accade in Israele già da diverse settimane dopo aver superato il record di casi positivi da febbraio. Le autorità sanitarie americane hanno comunicato di aver preso la decisione in seguito all’analisi dei dati ad oggi disponibili, i quali mostrano che la protezione contro l’infezione diminuisce con il passare del tempo.
Inoltre, a causa della diffusione della variante Delta, si inizia a registrare progressivamente un’immunità ancora più ridotta contro la malattia in forma moderata e lieve. “Abbiamo concluso che un richiamo sia necessario per massimizzare la protezione da vaccino e prolungare la sua durata”, si legge in una nota firmata dalla direttrice dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), Rochelle Wakensky, e dalla commissaria della Food and Drug Administration (Fda), Janet Woodcock.
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Secondo il piano Usa a ricevere la terza dose del vaccino saranno prima gli anziani, le persone fragili e il personale sanitario. Successivamente sarà il turno della parte restante della popolazione. Il nuovo richiamo nel caso di Pfizer e Moderna verrà somministrato otto mesi dopo la seconda dose, mentre per il siero monodose Johnson & Johnson si attendono ulteriori dati per confermare le tempistiche.
Covid, terza dose del vaccino probabile anche in Italia
Sulla scia di Israele e degli Stati Uniti, dal mese prossimo Germania, Francia e Gran Bretagna offriranno l’ulteriore richiamo ai pazienti fragili, agli ospiti delle Rsa e al personale sanitario. Anche l’Italia da ormai alcune settimane, per rinforzare gli anticorpi e favorire il ritorno alla normalità, sta valutando di estendere la campagna vaccinale con la terza dose del vaccino.
Ad oggi quasi il 60% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale e, come confermato dalla scadenza del Green Pass, l’immunità dovrebbe essere garantita per nove mesi. L’ipotesi attualmente in circolazione è che il governo a partire dal mese di ottobre possa autorizzare il terzo richiamo solo agli anziani e ai pazienti fragili, per poi procedere gradualmente sulla base delle necessità e delle evidenze scientifiche.
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Scienziati divisi
Non tutti gli esperti si sono mostrati favorevoli a somministrare la terza dose del vaccino, risultando divisi nei loro pareri. Secondo il primario dell’Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, “ci vuole qualcosa di un po’ più robusto per dire che serve davvero, in quale misura, quando e per chi”. L’infettivologo ha spiegato di non avere ancora abbastanza elementi per poter prendere una posizione a favore, sottolineando che chi ha avuto una buona risposta anticorpale dopo le due dosi non è detto che possa poi rispondere bene a un terzo richiamo.
Dello stesso parere è il direttore dell’Istituto Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, il quale affermato che è “fuorviante parlarne adesso”. Cauto anche il virologo e accademico Andrea Crisanti: “Quando si devono prendere decisioni in materia di sanità pubblica, queste devono essere dettate da esperienza, buon senso e dati”. A detta del responsabile Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, “sarebbe un errore vaccinare tutti perché c’è chi non ne ha assolutamente bisogno”.
Il direttore dell’Istituto Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco, ritiene invece che la terza dose del vaccino possa rivelarsi necessaria. “L’efficacia della somministrazione dura circa nove mesi – ha sottolineato – e considerando l’andamento epidemiologico è giusto valutare anche una terza puntura”. Secondo il direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza al momento non c’è alcuna certezza ma è probabile che alcune fasce delle popolazione dovranno essere rivaccinate.