I Talebani stanno realizzando gli interessi di altri paesi: parola di un migrante che attenda la cittadinanza italiana
Jan Nawazi per arrivare in Italia dall’Afghanistan 15 anni fa è passato prima dal Pakistan, poi Iran, Grecia e Turchia. Ora è a Bologna dove nel 2019 ha aperto Kabulàgna, il primo ristorante afghano della città, e da quattro anni aspetta la cittadinanza italiana.
In merito alla situazione drammatica che sta vivendo il suo paese è stato intervistato da Voci dall’Hazaristan. Ha prima raccontato la sua vita e di quando a 14 anni con il fratello, nonostante la giovanissima età, aveva un’attività dove fabbricavano sandali per uomini.
Poi l’arrivo dei talebani tra il 1997 e il 1998 e la fuga in Pakistan, prima che anche lì la situazione si facesse pesante perché c’erano continua minacce di pulizie etniche nei confronti degli Hazara, la sua etnia, e rischi di morire con autobombe.
Jan si senti italiano ma “quel pezzo di carta”, la cittadinanza, gli darà molte più opportunità economiche e aspetta anche le verifiche che da quattro anni sta facendo la Prefettura di Bologna per la sua domanda.
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La questione in afgana non è solo umanitaria ma anche prettamente politica-economica perché ci sarà un grande flusso di migranti in Europa. Inizialmente, dice Jan, saranno accolti bene com’è successo con i siriani quando nel 2011 scoppiò la guerra, ma è presto ora per dirlo.
Afghanistan, le potenze straniere riconosceranno i Talebani
Sulla delicata questione del riconoscimento internazionale ai talaebani, Jan Nawazi non ha dubbi, questa ci sarà: “Qualche giorno fa il ministro Di Maio si è incontrato con il ministro degli esteri cinese per lavorare insieme allo sviluppo del commercio nella via della seta. Praticamente la stessa cosa che ha fatto con i Talebani”, e gli interessi dunque coincidono.
Responsabilità ci sono anche da parte del governo di Kabul del politici che secondo l’intervistato non sono realmente liberi di agire. La situazione che si è creata, sostiene, era chiara ormai da tempo perché 20 anni non potevano essere buttati in venti giorni.
L’intervistato insiste sul fatto che era tutto organizzato per via dei numerosi interessi stranieri, convinto che ormai non ci sia più speranze. Parla anche della questione delle donne che on in Afghanistan saranno costrette e tornare sotto al burqa.
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Infine cita Gino Strada, scomparso qualche giorno fa: “Come diceva lui, io credo che la pace non si possa portare con la violenza”. Allo stesso momento, però, riconosce anche che l’intervento della Nato ha portato qualche beneficio. La situazione dei Hazara è migliorata anche se sono ancora discriminati.