La Siberia continua a bruciare ormai da alcune settimane, colpita da uno degli incendi più devastanti del secolo. Greenpeace lancia un’allarmante messaggio, annunciando la possibilità che l’incendio diventi il più esteso del mondo: basti pensare che tutti i roghi del mondo non raggiungerebbero la vastità dell’incendio in corso nella regione russa.
Il nord-est siberiano dilaniato dagli incendi è uno scenario tristemente noto e che i nostri occhi hanno afferrato nell‘estate del 2019. Due anni dopo, la Siberia è costretta a lottare per domare un nuovo devastante incendio, esteso per più 2.000 chilometri e al momento incontrollabile. Gli incendi boschivi hanno colpito i boschi della regione siberiana, la più estesa e ricca della Russia. L’Agi spiega come il monitoraggio satellitare Copernicus dell’Ue abbia calcolato l’emissione di 505 megatoni di anidride carbonica, nel corso degli incendi in Siberia.
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Da alcune settimane, la regione deve far fronte allo stato di emergenza – molti sono i residenti impauriti dalla furia delle fiamme e, il corposo fumo ha raggiunto anche le città distanti migliaia di chilometri, come spiega l’Agi. Tanti sono invece i volontari assodati per combattere le fiamme e per apportare assistenza. Greenpeace Russia, intervenuta sulle pagine del Moscow Times, ha spiegato che l’incendio è così vasto da non poter essere raggiunto da tutti i roghi del mondo sommati – parole che spiegano da sé la vastità dei roghi e della difficoltà di intervenire. L’incendio più grande ha ormai raggiunto 1,5 milioni di ettari.
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L’incendio potrebbe placarsi solo con l’arrivo di una eventuale pioggia. Difatti, gli sforzi umani possono solo aiutare a rallentare la corsa del fuoco, poiché il primo nemico è rappresentato proprio dall’estensione delle fiamme lungo una linea di 2.000 chilometri. Gli esperti concordano sul fatto che questi roghi sono il frutto di un cambiamento climatico che ha visto aumentare la temperatura della regione di 3 gradi. In forza anche ad una siccità da record, gli incendi sono naturalmente agevolati, complice anche una forte deforestazione che ha colpito una delle regioni più ricche del pianeta. La stessa Greenpeace ha poi spiegato anche un altro problema: la non obbligatorietà delle autorità di spegnere roghi lontani dagli insediamenti umani.
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