Le ultime sull’Attacco hacker alla Regione Lazio, cos’è un ransomware e cosa si rischia: parla Nicola Zingaretti, cosa sappiamo finora.
L’attacco hacker che ha colpito nel weekend la Regione Lazio lascerà sicuramente degli strascichi pesanti: non solo nell’immediato va a creare problemi di qualsiasi tipo, ad esempio rischiando di bloccare le prenotazioni per i vaccini, ma a lungo termine a risentirne potrebbe essere l’intero sistema Paese. Stiamo infatti parlando di una delle regioni più importanti d’Italia, tra le più popolose e comunque quella in cui si trova Roma, la Capitale del nostro Paese.
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Anche per questo, sono in tantissimi a guardare con attenzione all’evolversi della situazione e le parole di Nicola Zingaretti, ex segretario del Pd, ma soprattutto presidente della Regione, sono di grande allarme. Infatti, il governatore del Lazio non solo non ha nascosto che l’attacco andato a buon fine avrebbe prodotto gravi danni, ma ha anche rilevato che in queste ore – in particolare la notte scorsa – ne è stato respinto un altro.
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Queste le parole del presidente della Regione Lazio: “Stiamo difendendo in queste ore la nostra comunità da questi attacchi di stampo terroristico. Il Lazio è vittima di un’offensiva criminosa, la più grave mai avvenuta sul nostro territorio nazionale”. Dal punto di vista della campagna vaccinale, una buona notizia viene data dall’assessore regionale alla Salute, Alessio D’Amato. Questi ha assicurato che la campagna vaccinale sta andando avanti e che l’attacco portato dagli hacker non è riuscito a bloccarla. Intanto, in ogni caso, il sito della Regione Lazio è irraggiungibile e non è possibile né prenotare i vaccini, né provare ad accedere alla prenotazione dei tamponi molecolari.
C’è però un’altra questione urgente e che riguarda la salvaguardia dei dati sensibili. Infatti, non sappiamo fino a che punto si siano spinti gli hacker nell’acquisizione di tali dati. Il concetto è pressoché quello che abbiamo espresso sopra: si tratta di una delle Regioni più importanti d’Italia, che “archivia” milioni di dati che riguardano non solo persone comuni, ma anche alte cariche dello Stato.
Va infine chiarito un punto che riguarda il modo in cui il sistema informatico della Regione Lazio è stato “bucato”. L’attacco è arrivato tramite un ransomware, che è uno dei malware più comuni. Si tratta un codice che si installa nel computer nel momento in cui viene scaricato un file infetto. Tale codice crittografa tutti i dati che incontra sulla sua strada e li libera soltanto dietro il pagamento di un riscatto. Un comune cittadino può provare a salvare il salvabile con un antimalware e un esperto informatico. In questo caso, ovviamente, non parliamo di hacker “sprovveduti”.
Questa è la preoccupazione maggiore: anche ammettendo che la Regione scelga di pagare il riscatto, eventualità che comunque appare ovviamente remota e riscatto che pare sia da pagare in Bitcoin, sembra certo che il backup dei dati sarebbe irrimediabilmente compromesso. Peraltro, come vi abbiamo spiegato qualche giorno fa (vedi articolo in alto), non c’è nulla di nuovo. Nel 2020, secondo alcune indagini di settore, sono aumentati del 29% gli attacchi informatici e i settori più colpiti sono quelli della salute e dell’istruzione, spesso a livello istituzionale. Dati che non vanno sottovalutati e le cui conseguenze pagheremo anche negli anni a venire.
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