Sulla morte del maresciallo Eugenio Fasano, deceduto nel 2019 dopo una partita di calcetto, ci sono ancora oggi alcuni punti da chiarire: sulla vicenda sono state aperte due inchieste.
Il maresciallo dei carabinieri Eugenio Fasano è morto a 39 anni il 24 gennaio 2019 ufficialmente a causa di un malore sopraggiunto dopo una partita di calcetto tra colleghi. La causa del decesso era stata individuata in un arresto cardiocircolatorio, una versione che tuttavia non ha mai convinto la famiglia. L’ipotesi è che possa essere morto in seguito a un atto violento.
Per far luce sul caso e chiarire tutte le perplessità, lo scorso anno sono così state presentate delle denunce, in seguito alle quali, come riporta il quotidiano Repubblica, sono state aperte due inchieste. Un fascicolo è a carico dei magistrati che si occupano di reati militari, mentre l’altro è stato aperto dalla Procura della Repubblica.
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La morte del maresciallo Eugenio Fasano e il mistero delle lesioni interne
La riapertura del caso della morte del maresciallo Fasano dopo l’archiviazione deriva da alcuni dubbi emersi tra i familiari per le lesioni interne riportate nella cartella clinica. Si tratta di diverse costole fratturate, un polmone perforato, lo sterno danneggiato e un’arteria rotta. Secondo la ricostruzione della famiglia del carabiniere, che prestava servizio nella caserma Salaria del quartiere Trieste-Salario di Roma, il malore sarebbe sopraggiunto negli spogliatoi dopo la partita di calcetto.
Inizialmente il maresciallo sarebbe stato soccorso da una dottoressa dell’Arma, per poi essere trasferito solo dopo quasi due ore al Policlinico Umberto I dal personale del 118 allertato. Fasano, giunto in ospedale con un quadro clinico gravemente compromesso, è poi morto due giorni dopo il ricovero. La sua famiglia, che ancora non conosce i nomi dei colleghi carabinieri presenti in quei momenti drammatici, vuole capire se “l’arresto cardiocircolatorio in infarto miocardio acuto per occlusione discendente anteriore” possa essere compatibile con le gravi lesioni interne evidenziate.
Per il legale dei familiari del maresciallo le ferite sarebbero infatti difficilmente conciliabili con le manovre di rianimazione effettuate in seguito al malore. Secondo quanto si apprende, Eugenio Fasano aveva un fisico robusto e ben allenato: per provocare quelle lesioni interne durante le manovre di soccorso si sarebbe dovuta esercitare una forza particolarmente energica.
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In aggiunta quello che i cari del maresciallo non si spiegano è il lungo lasso di tempo trascorso prima del trasferimento in ospedale. Fasano si sarebbe sentito male intorno alle 15, l’intervento del 118 sarebbe stato richiesto dopo circa mezz’ora e l’ambulanza sarebbe arrivata intorno alle 15,45 per poi ripartire poco prima delle 16,30. Adesso saranno le inchieste a chiarire definitivamente l’intera vicenda.