“Il veleno nell’acqua”: anticipazioni sul documentario di Rai 3

Ecco le anticipazioni di “Il veleno nell’acqua”, la docu-inchiesta, in onda stasera alle 23 su Rai 3, sull’inquinamento da Pfas

(Screen video)

Anche se in questo periodo dell’anno andiamo in cerca di un po’ di leggerezza preferendo quindi trascorrere le serate, quando non abbiamo in programma uscite con il/la partner o con gli amici, davanti al televisore guardando un programma frizzante e leggero che ci faccia per qualche ora evadere dalla attuale difficile realtà, è imperdibile l’ultima docu-inchiesta di Rai Documentari,  “Il veleno nell’acqua“, in onda stasera alle ore 23 su Rai 3, con al centro la puntuale ricostruzione dell’inquinamento delle falde acquifere venete da Pfas.

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I Pfas sono una famiglia di oltre 4700 sostanze chimiche, presenti in moltissimi prodotti di largo consumo: dalle padelle antiaderenti ai tessuti antimacchia e idrorepellenti, dagli imballaggi per gli alimenti ai cosmetici. Per le incredibili proprietà della prima molecola sintetizzata, è resistente al calore, all’acqua e ai grassi, è praticamente indistruttibile, è stata soprannominata dai chimici la “molecola delle meraviglie“; tuttavia, proprio in virtù di tali prodigiose proprietà, una volta finita nell’ambiente, ci resta per almeno 100 anni. I Pfas, pertanto, hanno contaminato il nostro pianeta, Italia compresa.

“Il veleno nell’acqua”: anticipazioni sul documentario di Rai 3. “E’ come se tuo figlio avesse nel suo corpo una bomba innescata”

Nel 2013 in Veneto è stato scoperto la più estesa area inquinata da Pfas al mondo, 200 km quadrati di territorio, 350.000 persone colpite tra le province di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo, per effetto dello sversamento nell’ambiente per anni degli scarti di lavorazione dell’azienda chimica Miteni che ha di conseguenza determinato la contaminazione di una delle falde acquifere più estese d’Europa raggiungendo poi gli acquedotti pubblici e i pozzi privati. Il documentario, quindi, ripercorre la vicenda dell’inquinamento in Veneto attraverso le voci dei protagonisti: dagli ex dipendenti dell’azienda ai medici che per primi hanno denunciato passando per la risposta delle istituzioni a chi si è ammalato senza un perché.

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Se queste molecole vengono ingerite ogni giorno, per tanti anni, infatti, le conseguenze possono essere devastanti: il più vasto studio scientifico al mondo, svolto negli Stati Uniti su 70.000 persone contaminate, ha evidenziato un probabile nesso causa-effetto tra i Pfas e sei patologie, ipercolesterolemia, malattie tiroidee, colite ulcerosa, ipertensione in gravidanza, eclampsia, tumori del testicolo, tumori del rene, mentre altri studi hanno accertato aumenti di aterosclerosi, ischemie, infarto del miocardio, diabete, infertilità maschile e femminile, aborti spontanei, alterazioni dello sviluppo del feto e diversi tipi di tumori. Mentre a Vicenza è appena iniziato uno dei più grandi processi ambientali della storia d’Italia, le “Mamme No Pfas” chiedono giustizia in tribunale e leggi più stringenti alla politica. “E’ come se tuo figlio avesse nel suo corpo una bomba innescata. Tu non sai quando esplode questa bomba. Non sai quale organo andrà a colpire”, il grido di dolore e nel contempo la drammatica denuncia di Michela Piccoli, mamma veneta che da anni si batte per aiutare i figli colpiti dai veleni dei Pfas.

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