Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia, è stato condannato a dieci anni di carcere dalla Corte di Appello di Napoli. Ecco il perché.
Nicola Cosentino ex sottosegretario all’Economia sotto il governo Berlusconi, viene accusato di aver stretto un accordo con il clan dei casalesi per ottenere l’appoggio elettorale in cambio di alcuni favori ai camorristi.
Viene condannato a novembre del 2016 a 9 anni di carcere in primo grado dal tribunale di Caserta. Ora l’appello rincara la pena a 10 anni. L’ex esponente di Forza Italia infatti era già stato condannato, ma qualche mese fa la Procura Generale richiede una maggiorazione della pena a 12 anni a causa dell’entrata in vigore della legge del 2005 che ha aumentato la condanna per reati mafiosi.
Il rapporto di Cosentino con la mafia, secondo i pm, sarebbe iniziato alla fine del anni ’80, Per i pm antimafia il “rapporto” con il clan sarebbe iniziato a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Dell’indagine resta famosa la frase “l’Eco4 song je”, confermando così il suo ruolo di garante del sistema politico-mafioso nato dai Casalesi. Significava quindi che l’uomo aveva un ruolo nella società Eco4, la quale effettuava la raccolta rifiuti in una ventina di comuni del Casertano.
Secondo l’accusa quindi Cosentino era il garante di questo sistema, ma non solo, nonostante la condanna a 9 anni, la Direzione distrettuale antimafia (Dda), ha richiesto per l’imputato un aumento della pena. Infatti gli è stato imputato di aver mantenuto i rapporti con il clan anche oltre il 2004, almeno fino al 2009, coinvolgendo Cosentini in altre due indagini antimafia chiamate: “Principe e la Ballerina” e l’inchiesta “carburanti”. Nei processi scaturiti dalle due indagini, l’ex sottosegretario è stato condannato in primo grado ma poi recentemente assolto, in entrambi i casi, al termine dell’appello.
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La condanna di oggi per Nicola Cosentino invece si aggiunge a quella definitiva a quattro anni di carcere per la corruzione di un agente del carcere di Secondigliano e a una seconda a dieci mesi per diffamazione e violenza privata nei confronti dell’ex governatore della Campania, Stefano Caldoro.